Intorno a «Intellettuali in esilio. Dall’Inquisizione romana al fascismo» di John Tedeschi


Abstract:

Il volume Intellettuali in esilio compendia gli studi pioneristici di John Tedeschi sull’organizzazione e il funzionamento dell’Inquisizione romana e allo stesso tempo percorre la sua più recente linea di ricerca sulle reti di amicizia e solidarietà create dagli studiosi ebrei costretti a lasciare l’Europa per sfuggire alle persecuzioni nazista e fascista. Tedeschi stesso fece esperienza diretta dell’emigrazione quando, ancora bambino, seguì il padre che dovette abbandonare Ferrara per trasferirsi negli Stati Uniti. Proprio il tema dell’esilio è il filo conduttore della collezione di diciannove saggi: le vicende degli esuli italiani per motivi religiosi del ‘500 si trovano infatti affiancate a quelle dei loro studiosi del ventesimo secolo, spesso essi stessi costretti all’esilio. Il libro si apre con un affettuoso omaggio dei curatori Stefania Pastore e Giorgio Caravale a Tedeschi. Segue una Presentation dello stesso autore che è una vera e propria autobiografia intellettuale in cui Tedeschi ricorda la nascita e lo sviluppo dei suoi interessi verso la storia dell’Italia della prima età moderna e spiega il progressivo spostamento della sua attenzione dalla storia degli eretici nell’Italia del ‘500 all’istituzione del Sant’Uffizio fino all’esodo intellettuale degli ebrei nel Ventesimo Secolo.

Il libro si articola in tre sezioni: la prima illustra le procedure del Sant’Uffizio e sgombra il campo da molte letture stereotipate; la seconda traccia le storie di alcuni esuli religionis causa nell’Italia del ‘500 e individua i contributi che essi diedero alla crescita culturale del Nord Europa. L’ultima parte è un’indagine sul lascito di alcuni dei maestri di Tedeschi (Kristeller, Cantimori, Bainton) e una meditazione sul tortuoso rapporto tra vita e opera critica, tra esperienze vissute e scelte di studio.

This volume is a tribute to Tedeschi’s fruitful career and offers several important methodological lessons. It is an account of his pioneering studies on the Roman Inquisition and the Italian exiles religionis causa of the sixteenth century, alongside his latest works on the networks created by Jewish scholars forced to leave Europe to escape prosecution.

Tedeschi himself experienced exile as a child, having moved from Italy, to Yale after the promulgation of the racial laws. And the theme of exile is the common thread running through all of this collection of 19 essays. The book opens with a warm and illuminating introduction by the two editors Stefania Pastore and Giorgio Caravale. In the Presentation that follows, Tedeschi remembers his own growing interest in the history of early modern Italy and explains his shift of focus towards the intellectual exodus of 20th century Jewish emigrants.

The first part of the volume is devoted to the Roman Inquisition, its procedures and organization. During his research, Tedeschi questioned – without providing an apology for – some of the long-established stereotypes surrounding the Holy Office, and provided a broader and deeper understanding of the strategy of that Tribunal. The second section follow the stories of Italian religious exiles escaping the Roman Inquisition and show the part they played in enriching the cultural life of Northern Europe through the Italian Renaissance literature and art that they brought with them. In the last part Tedeschi examines the legacy of scholars like Kristeller and Cantimori, meditating on the complex relationship between autobiography and scholarship.

Il volume Intellettuali in esilio. Dall’Inquisizione romana al fascismo raccoglie diciannove saggi di John Tedeschi, ma i curatori Stefania Pastore e Giorgio Caravale, con l’aiuto dello stesso Tedeschi, sono riusciti a scegliere e a disporre i testi, scritti in periodi diversi, in modo da formare un libro interamente compiuto, che restituisce un coerente e appassionante itinerario di ricerca e offre una grande lezione di metodo.

Le pagine della Presentation con cui si apre la raccolta sono state pensate da John Tedeschi appositamente per l’occasione e costituiscono una vera e propria autobiografia intellettuale. Leggendole prende forma il ritratto dello studioso che per primo ha avviato le indagini sulle procedure e sui metodi del Sant’Uffizio, schiudendo un campo di studi tra i più vivaci e fecondi del panorama storiografico recente. A ben guardare, in realtà tutti i saggi inclusi nel volume contengono schegge di autobiografia che permettono di comprendere come e perché Tedeschi sia giunto ai suoi pioneristici lavori e, più in generale, offrono lo spunto per ragionare sul retroterra e sulle premesse più o meno esplicite degli studi sull’Inquisizione che si sono sviluppati negli ultimi quarant’anni. Il libro si articola in tre sezioni – Inquisizione, Esuli ed eretici, Storici e maestri – le quali, pur affrontando di volta in volta temi eterogenei, rivelano ‘una lunga fedeltà’ di Tedeschi a certi problemi (uno su tutti: l’esilio e le sue conseguenze) e al tempo stesso indicano con generosità nuove linee di ricerca da seguire.

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