Spazi di visibilità: il cimitero e la “moschea” dei forzati musulmani a Marsiglia 1691-1790


Abstract: Aspetto per anni trascurato nella narrazione delle vicende relative al Mediterraneo di Età moderna, la presenza di individui di fede “diversa” sulle opposte sponde del Mediterraneo fu un fenomeno trasversale di vasta scala che causò lo spostamento di persone, denaro, beni e conoscenze. La reciprocità fu uno dei tratti distintivi della convivenza: mercanti, marinai, soldati e schiavi – musulmani o cristiani che fossero – potevano richiedere di usufruire di alcuni diritti fondamentali facendo leva sui benefici o sulle eventuali ritorsioni nei propri paesi d’origine. Il cimitero musulmano di Marsiglia, di cui a lungo l’esistenza rimase avvolta nella leggenda, fu uno degli spazi fisici di tale contrattazione. A questo luogo fu associato uno spazio per i rituali, una moschea “informale”, di cui la Camera di Commercio locale negò sempre l’esistenza. La sua difesa portò allo scoperto in diverse occasioni una minoranza musulmana locale, prima schiavile e poi di condizione libera, di cui in passato si ignorava l’esistenza. Se è vero che fu una comunità numericamente poco consistente, di cui risulta impossibile avere una stima numerica, la sua voce emerse con forza in occasione delle minacce alla sopravvivenza del proprio luogo di culto in terra cristiana.

Questo articolo descrive la nascita del cimitero musulmano di Marsiglia e alcuni esempi di relazioni tra i “turchi” e le autorità locali. In particolare, dalla storia di questo luogo di inumazione è possibile seguire l’evoluzione della componente musulmana cittadina. Formata prevalentemente da schiavi, arricchitasi in seguito all’arrivo sempre maggiore di mercanti, viaggiatori e diplomatici, essa fu in grado di interfacciarsi a livelli diversi con i centri del potere.

All’interno del filone di studi sulla presenza musulmana nei territori europei in Età moderna, è essenziale la ricerca di luoghi di culto per la fede islamica, in parte riconosciuti e tutelati dalle autorità locali. I luoghi di inumazione, per via della volontà di tenerli separati dalla comunità cristiana anche tramite l’innalzamento di muri perimetrali, costituirono veri e propri rifugi per i fedeli. “Santuari” che permettevano allo straniero di praticare i propri riti anche lontano da casa, il tutto avveniva in continua contrattazione con le autorità locali.

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