Umanesimo medico e culture confessionali nell’Europa del Cinquecento. Carteggi inediti (1560-1587) di Girolamo Donzellini, “Physicus et Philosophus”


Abstract:

Il saggio si concentra sullo studio delle corrispondenze epistolari inedite del medico bresciano Girolamo Donzellini, indirizzate a Theodor Zwinger e Joachim Camerarius il Giovane, due fra le più importanti personalità all’interno del panorama culturale-“scientifico” europeo del XVI secolo. Del medico, già noto alla storiografia per i processi inquisitoriali condotti contro di lui dal Sant’Uffizio di Venezia, viene così tracciato un profilo nuovo, che delinea le sue attività redazionali-filologiche, gli aspetti più concreti della sua professione, nonché la sua visione esistenziale e religiosa. L’articolo, inoltre, evidenzia da una parte i nessi di natura metodologica esistenti tra il rinnovamento della disciplina medica e l’eterodossia religiosa nel XVI secolo, e dall’altra le dinamiche culturali e professionali in atto all’interno della Respublica medicorum europea.

Il 5 ottobre 1585, due anni prima di morire, il medico bresciano Girolamo Donzellini, in una lettera indirizzata al suo amico e collega Ioachim Camerarius il Giovane di Norimberga, annotava che Dio “non permette che noi siamo afflitti oltre quanto possiamo tollerare”. Esprimendo un tentativo di autoconsolazione, tali parole potrebbero riferirsi alle drammatiche vicende che Donzellini aveva vissuto in prima persona negli anni 1575-1576, quando si abbatté su Venezia una terribile epidemia di peste, e vorrebbero trovare un senso a quelle non meno tormentate che il medico stesso aveva affrontato sul piano personale, professionale e confessionale. Il breve sintagma appena citato richiama a sua volta un passo della lettera del 10 marzo 1566, indirizzata ancora a Camerarius in occasione della morte della moglie di Hierolamus Herold, archiatra lipsiense attivo a Norimberga, e amico di Donzellini. Con queste parole, infatti, quest’ultimo commentava il lutto che aveva colpito il collega tedesco: «Ma al vero cristiano non accade nulla di intollerabile. Soltanto il Signore sia il nostro Dio. Tutte le altre cose sono da considerare con indifferenza».

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