Musine Kokalari: luoghi, immagini, documenti, oggetti – Mostra fotografica, parte I: gli anni romani


Abstract: Luoghi, immagini, documenti, oggetti per ricostruire gli scenari delle memorie universitarie: questo il focus del percorso espositivo multimediale posto a chiusura della giornata di studi Una Musa albanese alla Sapienza, dedicata a Musine Kokalari (Adana 1917, Rrëshen 1983) a cento anni dalla sua nascita.

…oltre alle giornate di lavoro, uscivo ogni tanto con il mio unico compagno Ettore e lo portavo a “Villa Borghese”. Sulla sponda del laghetto, ricevevo i saluti che mi mandava egli e il suo amico dalla barchetta. Con essi vedevo i burattini, il “Topolino” nel piccolo cinematografo. In ultimo essi andavano sui somarelli e io li guardavo. Verso [sera] si tornava a casa, con loro sottobraccio che contenti parlavano ma erano spiacenti di lasciare i giardinetti…

 

Così Musine in una vivida «prosa naturale di vita quotidiana» fotografa un pomeriggio di svago ai giardinetti con il nipotino convalescente, a lungo vegliato con affetto e affanno: fuga dall’afa di un agosto di guerra, l’ultimo prima della laurea agognata. Siamo nel 1941, dunque quasi all’epilogo dell’esperienza romana.

Luoghi, immagini, documenti, oggetti per ricostruire gli scenari delle memorie universitarie: questo il focus del percorso espositivo multimediale posto a chiusura della giornata di studi Una Musa albanese alla Sapienza, dedicata a Musine Kokalari (Adana 1917, Rrëshen 1983) a cento anni dalla sua nascita. Ho inteso realizzare una sorta di album illustrato del testo dattiloscritto, mettendo in mostra una selezione della documentazione, in massima parte inedita, raccolta nel corso della ricerca che ha portato alla pubblicazione del volume La mia vita universitaria. Memorie di una scrittrice albanese nella Roma fascista (1937-1941), da me curato insieme a Mauro Geraci (Viella, 2016) e tradotto poi in albanese in un’antologia edita a cura del Ministero della Cultura albanese e della Biblioteca nazionale di Tirana (Musine Kokalari, Vepra e zgjedhur, vol. 3, 2017).

Al centro del percorso, quale indice dell’album multimediale, l’Elenco riassunto dei luoghi culturali e storici di Roma che ha frequentato l’autore durante la sua vita universitaria, dattiloscritto riprodotto per gentile concessione della famiglia Kokalari, in cui Hektor, ormai in età matura, ha compilato una lista puntuale dei monumenti, piazze, mercati, chiese, musei, mostre, siti archeologici, giardini, quartieri e altri luoghi visitati dalla zia Musine negli anni romani, seguendo la sequenza cronologica della narrazione (fig. 3.6 a-c).

Il percorso espositivo è articolato in tre sezioni riguardanti i seguenti temi:

  1. Una Musa albanese alla Sapienza
  2. “La Sapienza” di Musine
  3. Musine e Roma

 

1. Alla prima sezione appartengono una serie di documenti, afferenti per gran parte al fascicolo personale di Musine Kokalari conservato presso l’Archivio storico della Sapienza (ASS) e riguardanti la carriera universitaria della scrittrice: certificati vari (nascita, cittadinanza, residenza a Tirana), in genere redatti in italiano e albanese e allegati alle richieste di esenzione o riduzione delle tasse universitarie in qualità di studentessa straniera fuorisede, domande d’iscrizione annuale o di ammissioni agli esami oppure di attestazioni degli esami sostenuti, il curriculum degli studi con esami e voti, il diploma di laurea. Particolarmente preziosi e interessanti il verbale di laurea del 28 novembre 1941 (1.13) e il libretto universitario (fig. 1.11), in cui si possono leggere voti e sottoscrizioni autografe di tanti illustri docenti da Giovanni Gentile ad Antonio Muñoz, da Natalino Sapegno a Roberto Almagià, Paolo Toschi, Namik Resuli, Francesco Ercole, Giulio Quirino Giglioli.

Tra i fiori all’occhiello di questa sezione, due fototessere inedite di Musine, una che la raffigura adolescente in uniforme dell’Istituto femminile «Nana Mbretneshe» di Tirana, dove si diplomò nell’anno scolastico 1936-1937 (fig.1.3) e l’altra, sottoscritta e allegata alla domanda d’immatricolazione alla Facoltà di Lettere, in cui sorride, in cappotto e cravatta (fig. 1.5). Si tratta di un’immagine assai evocativa, non a caso scelta ad emblema di questa giornata di studi.

Tra i pezzi esposti si evidenzia anche un bel ritratto a matita con dedica presente in un libretto di ricordi di scuola (fig.1.6), che Kristina Koljaka, divenuta poi una nota scultrice, ha voluto dedicare alla sua compagna di classe Musine ai tempi del liceo.

Altra tipologia documentaria in mostra è tratta dall’archivio Musine Kokalari, oggi custodito presso l’Archivio centrale dello Stato di Tirana (AQSh). Si tratta di una selezione della fitta corrispondenza, in italiano e albanese, relativa agli anni 1938-1942. Se dalle lettere e cartoline postali di parenti e amici albanesi emergono numerosi dati sulla vita materiale e relazionale di una fuorisede a Roma, il carteggio con le colleghe universitarie, le più intime, ben evidenzia la dolce forza e il naturale carisma della studentessa balcanica. Durante gli anni romani la giovane Kokalari, giornalista e scrittrice emergente, ebbe modo di stringere rapporti e corrispondenze anche con altri universitari albanesi in vario modo legati all’ambiente intellettuale non solo romano e con importanti personalità albanesi e italiane. Basti menzionare due cartoline postali, una di Carlo Tagliavini, insigne glottologo (fig. 1.18) e l’altra di Angelo Leotti, linguista bolognese (fig. 1.19) oppure la lettera in cui Ernest Koliqi propone a Musine, appena laureata nella sua disciplina e tornata a Tirana, di collaborare a «Shkëndija», rivista mensile da lui diretta (fig.1.20). A sottolineare ciò, la sezione si chiude con una fotografia-simbolo: Karolinë che mostra il ritratto della zia Musine pubblicato sulla copertina di una rivista del tempo (fig. 1.34).
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2. La seconda sezione è interamente dedicata alla «Nuova Città Universitaria di Roma», fortemente voluta da Mussolini e inaugurata nel 1935, in concomitanza con la campagna militare d’Etiopia. Le planimetrie, il materiale grafico e fotografico in mostra appartengono all’Archivio del patrimonio architettonico della città universitaria, ordinato e inventariato qualche anno fa, comprendente disegni originali e una cospicua quantità di immagini in gran parte prodotte da studi fotografici dell’epoca e raffiguranti vedute di cantieri, di edifici, con diversi particolari di esterni e interni. Si sottolinea che all’Archivio storico della Sapienza (ASS) fa capo anche il fondo Consorzio per l’assetto Edilizio della Regia Università di Roma (C.E.R.U.R.) che conserva documentazione relativa al processo di costruzione della nuova Università di Roma.

«Costruire a Roma ma per l’Italia – così si legge nella Convenzione per il completamento delle opere di assetto edilizio e per l’arredamento della Regia Università di Roma (4 aprile 1932) –, e non soltanto per quest’ora architettonicamente irrequieta ma anche per i secoli venturi; costruire per quello che è già il più alto centro di studi del Mediterraneo e che non deve aver sosta nella sua continua ascesa». L’area prescelta (22 ettari) è un «vasto terreno quadrangolare di quasi mezzo chilometro di lato» e il progetto d’intervento è finalizzato all’armonizzazione della composizione «nelle linee già tracciate dal piano regolatore della zona circostante». Direttore dei lavori fu Marcello Piacentini che riuscì bene a tenere insieme tradizione classica e innovazione, inserendo l’ambizioso progetto nel contesto internazionale delle realizzazioni dei nuovi complessi universitari europei e statunitensi; a tal fine chiamò a collaborare giovani architetti razionalisti, come Giuseppe Pagano, Giovanni Michelucci, Gio Ponti, Giuseppe Capponi, Piero Aschieri, e noti accademici come Arnaldo Foschini e Gaetano Rapisardi, al quale fu affidata la progettazione dei due edifici che, inseriti nel corpo dell’edificio centrale del Rettorato, accoglieranno da un lato le Facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche e dall’altro la Facoltà di Lettere. L’ingresso principale è fortemente caratterizzato dai propilei di Arnaldo Foschini (figg. 2.6-2.8), cui si deve anche l’Istituto di igiene e la Clinica ortopedica, inaugurata nel 1936, che segnano l’inizio del percorso assiale confluente in una grande piazza centrale. Di quest’ultimo istituto ospedaliero dove il piccolo Hektor subì vari interventi negli anni 1939-1940, è in mostra, oltre a una bella veduta degli esterni, la sala operatoria d’avanguardia, sita al secondo piano e dotata di un’originale cupola vetrata che consentiva agli studenti di assistere alle operazioni da un ambiente esterno soprastante (figg. 2.9-2.10). In evidenza in questa sezione alcune preziose immagini della Facoltà di Lettere frequentata da Musine: il cantiere dei lavori (fig. 2.12), gli esterni (figg. 2.1 e 2.11), gli interni del piano terra (fig. 2.15), alcune planimetrie e sezioni di aulee. A chiusura del percorso, una suggestiva fotografia d’epoca in bianco e nero ritrae il Piazzale della Minerva affollato da studenti e professori (fig. 2.16).
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3. Per questa breve retrospettiva romana sono state selezionate differenti tipologie di materiali: illustrazioni, documenti, fotografie, ritagli di giornali. In mostra è presente una pianta coeva del quartiere Nomentano-Italia, con apposita legenda in cui sono indicati gli spostamenti abitativi della studentessa albanese desunti dall’esame del carteggio e delle pratiche amministrative universitarie (fig. 3.1); in evidenza le immagini di tutte le palazzine in cui alloggiò a pensione negli anni 1938-1941 (figg. 3.2-3.5 a-b). Una serie di piante monumentali in stampa litografica (1935-1940), servono a illustrarci la Roma di Musine, con i nomi delle strade e i principali monumenti in alzato, le opere del regime, il dettaglio dei nuovi quartieri, come Città-Giardino dove la giovane nel primo anno si inoltrava in solitudine sotto la pioggia alla ricerca delle «vere emozioni della stagione invernale» sopite nella grande città; sulla carta topografica della Compagnia Italiana Turismo (CIT) sono presenti persino i tracciati delle linee auto-tranviarie e l’elenco dei trasporti pubblici, con prezzi e recapiti, per giri panoramici ed escursioni in città e dintorni (fig. 3.11).

Una locandina ci introduce alla grandiosa Mostra Augustea della Romanità, uno dei maggiori eventi propagandistici e autocelebrativi dell’era fascista, che Musine si recò a visitare nell’estate del 1938, qualche giorno prima del suo rientro a Tirana: «In quel breve spazio di tempo – si legge nelle memorie – che m’era rimasto prima di partire per tornare in Albania presso la mia famiglia, feci in tempo a visitare la Mostra Augustea della Romanità, dove l’arte e la scultura romana era presentata in un ordine cronologico nuovo che faceva rivivere tutta la storia e la vita di Roma dalle sue origini fino ai tempi di oggi» (fig. 3.11).

«La neve» si grida, «la neve a Roma, che bellezza!» Gli occhi brillano di gioia nel veder cadere i fiocchi bianchi che formano uno strato sempre più spesso sul terreno. Tutta l’aria si trova in un turbinio di bianco. Viene voglia di uscire». L’evento, così ben narrato nel dattiloscritto, fu riportato da tutti i giornali, come testimonia una rara fotografia pubblicata sul «Popolo d’Italia» del 23 gennaio 1940 che ritrae una battaglia di palle di neve sulla scalinata di San Pietro (fig.3.15). Una notazione: sullo sfondo, la “spina di Borgo”, ancora visibile in una veduta aerea del Borgo Vaticano esposta in mostra, è stata appena demolita per far posto a Via della Conciliazione, strada-simbolo del Concordato del 1929.

Tre fotografie, souvenirs de Rome, custodite gelosamente tra le carte di famiglia, sono poste a chiusura del percorso multimediale: tutti in posa al caffè di Villa Borghese o a passeggio per le vie della capitale. Musine è con i suoi fratelli Hamit e Vesim, il nipote Hektor e un’amica, indossa vestiti eleganti, borsetta e cappellino alla moda. Ma presto si tornerà a Tirana e un intero mondo andrà in frantumi, travolto dalla violenza del regime, non solo un sogno universitario.


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