Il colonialismo tedesco in Cina: l’isola di Qīngdǎo e la baia di Jiāozhōu (1897 – 1914)


Abstract: La baia di Jiāozhōu (romanizzazione dal cinese 胶州湾, in inglese Kiaochow, in tedesco Kiautschou), situata nella regione dello Shāndōng (山东), rimase a lungo lontana dagli interessi stranieri in Cina. Le missioni religiose dei Gesuiti la identificarono topograficamente per la prima volta nell’Atlas Sinensi, opera del padre gesuita Martin Martini (1614-1661), nel 1655, molto prima che gli interessi di natura economica potessero attrarre gli stranieri a largo della costa della regione. La località rimase ancora per molti decenni emarginata dalle principali rotte commerciali, non avendo sviluppato una infrastruttura idonea allo sbarco ed imbarco di merci. Nelle vicinanze erano invece operativi i porti di Tientsin e Dairen a nord e Shanghai a sud. La sua posizione era comunque ideale per la progettazione di un porto, per la profondità del fondale, adatto anche alle grandi navi militari.

Il 14 novembre 1897 la marina militare tedesca al comando dell’ammiraglio Ernst Otto von Diederichs invade la baia di Jiāozhōu nella regione dello Shandong. Viene successivamente firmata una convenzione con il governo imperiale cinese che assegna il territorio per novantanove anni all’amministrazione tedesca. In pochi anni la baia ed il nuovo insediamento di Qīngdǎo diventano un modello militare ed economico di orgoglio nazionale. Per la Cina l’esperienza di Jiāozhōu è un altro episodio di umiliazione tra quelli che caratterizzano gli ultimi decenni della dinastia Qing. Il protettorato tedesco cade in mano delle forze militari giapponesi il 16 novembre 1914, segnando anche la fine le ambizioni territoriali della Germania in Asia.
COCO-DEFINITIVO