La rivoluzione in convento. Le Memorie di Anna Vittoria Dolara (secc. XVIII-XIX), Viella, 2012, a cura di Simonetta Ceglie con un saggio di Sara Cabibbo



La rivoluzione in convento. Le Memorie di Anna Vittoria Dolara (secc. XVIII-XIX), Viella, 2012, a cura di Simonetta Ceglie con un saggio di Sara Cabibbo
Abstract: Frutto di una lunga ricerca sulla versatile figura di Anna Vittoria Dolara, monaca, poetessa, pittrice, testimone dei cambiamenti rivoluzionari verificatisi a Roma tra Settecento e Ottocento, l'ampio lavoro curato da Simonetta Ceglie e introdotto da Sara Cabibbo ben si inserisce nella collana La Memoria restituita, iniziativa editoriale che è parte rilevante di un progetto sostenuto dall'Amministrazione archivistica statale e dalla Facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza, mirante a dare voce, attraverso le fonti documentarie, a donne la cui esperienza è significativa del difficile cammino femminile nella storia.

Frutto di una lunga ricerca sulla versatile figura di Anna Vittoria Dolara, monaca, poetessa, pittrice, testimone dei cambiamenti rivoluzionari verificatisi a Roma tra Settecento e Ottocento, l’ampio lavoro curato da Simonetta Ceglie e introdotto da Sara Cabibbo ben si inserisce nella collana La Memoria restituita, iniziativa editoriale che è parte rilevante di un progetto sostenuto dall’Amministrazione archivistica statale e dalla Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza, mirante a dare voce, attraverso le fonti documentarie, a donne la cui esperienza è significativa del difficile cammino femminile nella storia.

Le Memorie del monastero domenicano dei Ss. Domenico e Sisto scritte da suor Dolara, non sono una novità editoriale essendo uscite una prima volta, tradotte in francese, circa un secolo fa e la loro autrice è ricordata in varie opere, soprattutto per le sue qualità artistiche.

La stesura di cronache è un genere di scrittura diffuso tra le attività conventuali e la stessa collana ha dedicato il suo quinto numero a Le Cronache di Santa Cecilia. Un monastero femminile a Roma in età moderna, un documento inedito che offre uno sguardo interessante su un secolo di vita romana tra Seicento e primi del Settecento. Le scritture monastiche costituiscono per la storiografia una feconda fonte di studio specialmente se a scrivere sono figure colte e intelligenti come la domenicana Anna Vittoria Dolara e se le vicende trattate sono quelle che si sviluppano in periodi densi di cambiamenti politici, sociali, culturali come quelli vissuti a Roma a cavallo tra la Repubblica giacobina e l’impero napoleonico.

Merito di questo lavoro non è solo l’aver riportato alla luce il racconto degli anni della “rivoluzione in convento”, appassionata testimonianza di chi subisce l’irruenza di un nuovo corso politico contro cui resistere per mantenere inalterati i valori religiosi e la sacralità della tradizione liturgica, ma anche l’aver tracciato il ritratto a tutto tondo di colei che ha scritto quel testo, una persona dai segni particolari per il suo tempo perché colta, non aristocratica, donna.

I due momenti dell’opera, infatti, il manoscritto e la ricostruzione biografica di Anna Vittoria, insieme al saggio introduttivo di Sara Cabibbo sulle cronache monastiche, ben si fondono disegnando un panorama storico vasto nel tempo e suggestivo per i temi trattati.

Quello conventuale è un microcosmo che riflette l’organizzazione aristocratica della società riproponendo nei monasteri i rapporti consolidati in antico regime. La clausura, però, non impedisce i rapporti con l’esterno e, come sottolinea Cabibbo, proprio le cronache conventuali rivelano oltre al modo di vivere la religiosità, l’influenza del mondo fuori del chiostro: la suddivisione per ceti, il mantenimento di varie forme di privilegio, i legami con le famiglie d’origine, le visite di esponenti delle alte gerarchie ecclesiastiche, di notabili e potenti, di accademici, poeti, musicisti. La rigidità delle regole claustrali, attenuata nel corso del tempo, permette comunque l’organizzazione di feste e di occasioni conviviali che scandiscono i principali momenti della vita monacale.

Le pagine delle Memorie raccontano gli effetti degli avvenimenti politici e istituzionali sulla vita claustrale: le soppressioni dei monasteri, la vendita dei beni, il loro faticoso recupero, l’accoglienza di monache italiane e straniere messe in fuga dai rivolgimenti in corso, l’ospitalità imposta di membri di case reali come la regina d’Etruria, reclusa per volontà napoleonica, l’applicazione di nuove norme come quelle sulla sepoltura nei cimiteri o l’obbligo della pulizia delle strade davanti alle case e ai negozi.

All’irruenza violenta dei sovvertitori dell’antico ordine, le domenicane oppongono una tenace resistenza rappresentata dall’abilità e concretezza delle priore succedutesi in quegli anni, animate dalla volontà di salvaguardare quegli spazi e quei beni grazie ai quali la comunità può condurre una vita dignitosa ispirata ai valori cristiani a cui si sono votate, e per i quali si è pronti a lottare in una visione salvifica dell’esistenza messa a dura prova dalle avversità rivoluzionarie.

A stendere il racconto di queste vicende è chiamata Anna Vittoria Dolara, entrata in convento ventiquattrenne, quando era già in possesso di un’istruzione elevata del tutto rara per una donna, per giunta di umili origini, poetessa e membro dell’Arcadia e di altre accademie, pittrice, dotata di qualità culturali che le daranno fama e le consentiranno di diventare priora del suo monastero. La scelta – non imposta – dei voti, è la conseguenza naturale della sua condizione particolare di fanciulla che rivela precoci capacità di autoistruzione e sensibilità artistiche, che attirano l’attenzione benevola dei principi Colonna alla cui corte opera la sua famiglia con incarichi di servizio. Il compito di tramandare le memorie delle tribolazioni subite dal convento dei Ss. Domenico e Sisto, le consente di riprendere in mano la penna e rinverdire un’attitudine naturale affievolitasi all’interno del chiostro.

L’interesse per i fatti raccontati nella Cronaca si estende alla figura di questa domenicana che si rivela interprete sensibile e moderna del suo tempo. E’ quanto emerge dal saggio di Simonetta Ceglie che, muovendosi in una grande quantità di fonti bibliografiche e archivistiche, ci porta a conoscerne gli aspetti umani, culturali e religiosi, tratteggiando al contempo aspetti significativi della Roma di antico regime.

Il contesto in cui si trova a vivere Anna Dolara è, infatti, quello di una delle principali famiglie della nobiltà pontificia, i Colonna, residenti nello splendido palazzo ai Santi Apostoli abbellito da magnifiche opere d’arte, frequentato da sovrani, alti prelati, artisti e intellettuali; dove, nella ricca biblioteca, si possono leggere i classici latini e greci, i testi dei principali autori italiani, le composizioni di accademici come quelli dell’Arcadia; dove si muove un folto numero di segretari, computisti, camerieri, addetti alle varie mansioni necessarie per consentire ai principi la gestione di un prestigioso tenore di vita.

Di questo gruppo di personaggi fanno parte da più generazioni i parenti di Anna Vittoria svolgendo vari incarichi, secondo il costume che vedeva l’aristocrazia romana circondarsi per i propri servigi di nuclei famigliari verso cui si estendeva l’ala protettrice resa evidente dal diventare padrini di battesimo e cresima, da qualche non raro lascito testamentario, dal manifestare forme di benevolenza come quello riservato alla figlia del giardiniere Dolara che, avendo rivelato una naturale e precoce attitudine allo studio, riceve la possibilità di istruirsi a palazzo e di inserirsi nel mondo degli intellettuali e degli artisti dell’epoca. Sarà sempre l’influenza dei Colonna che le consentirà di entrare, senza dote, in convento dove la sua condizione di donna colta, ma povera, troverà una collocazione più confacente rispetto a quella del matrimonio.

L’eccezionalità del percorso poetico-artistico che porta Anna Dolara a diventare la pastorella “Carisia” dell’Arcadia, è illustrata con attenzione grazie alla precisa e documentata ricostruzione delle origini della famiglia, degli spazi urbani e domestici in cui vive, della sua formazione culturale, del rilevante ruolo svolto dai principi Colonna nella Roma del Settecento.

Sulle caratteristiche della produzione poetica, non cospicua per quel che rimane, in parte riportata in appendice, si sofferma l’esame puntuale di Ceglie notando come dal gusto e dai toni dell’accademia si passi a esprimere inquietudini e suggestioni preromantiche. Nella sensibilità di Dolara, del tutto simile a quello di altre donne coetanee come Eleonora Fonseca Pimmentel, si avvertono i cambiamenti maturati nel Settecento illuminista, anche se l’atteggiamento verso il nuovo sarà decisamente diverso da quello della nobildonna napoletana, significando per la monaca romana la protezione di valori religiosi da difendere con la visione di una vita non mistica, ma operosa e concreta secondo uno spirito che troverà modo di esprimersi in molti movimenti cristiani dell’Ottocento.

L’intera ricerca sottende un prolungato percorso attraverso molti filoni documentari a cominciare da quelli dei conventi domenicani coinvolti nelle vicende raccontate, oggetto, nel tempo, di distruzioni, dispersioni, smembramenti. Oggi, il manoscritto qui edito è conservato nell’archivio del monastero di Santa Maria del Rosario a Monte Mario, dove è stato possibile rintracciare anche miniature e pitture di suor Dolara. Il valore delle Memorie come testimonianza diretta delle vicende descritte, supportata dalla consultazione di libri parrocchiali, atti notarili, documentazione amministrativa e contabile di archivi pubblici, privati, diocesani, insieme alla vasta bibliografia, consentono a questa pubblicazione di ben inserirsi nel panorama storiografico romano degli anni della “rivoluzione”.