L’ombra e il femminile nella fiaba Disney – Una lettura di “Frozen 2. Il segreto di Arendelle”

L’ombra e il femminile nella fiaba Disney – Una lettura di “Frozen 2. Il segreto di Arendelle”
Frozen 2, Il segreto di Arendelle - poster


Abstract: Séguito di uno dei più grandi fenomeni commerciali e culturali degli ultimi anni, «Frozen 2. Il segreto di Arendelle» arriva sugli schermi con un carico di aspettative altissimo. Ebbene, non solo non delude, ma riesce anche a sorprendere, arrischiandosi in alcune scelte che danno alla narrazione tonalità più mature, cercando, però, di non perdere la fanciullesca magia dell’originale. Attraverso un gioco degli equilibri – tra evoluzione e conservazione – sempre instabile, Frozen 2 – a fronte di alcune criticità filmiche, e neanche di poco conto – all in all si rivela un racconto eroico migliore del precedente: più coraggioso, complesso, maturo ed interessante. In sostanza, più compiuto. Come molti classici della letteratura fiabesca, infatti, è possibile leggere Frozen 2 come simbolizzazione di un percorso di elaborazione psichica e di crescita interiore. Il viaggio di Elsa diventa, così, espressione di quel processo psicologico che Jung ha definito come individuazione, e che è alla base di molti miti strutturati secondo la logica del viaggio dell’eroe. Elsa, per salvare il regno, deve crescere e diventare se stessa, ma per farlo deve innanzitutto addentrarsi nei territori più profondi e bui dell’anima e affrontare il suo lato oscuro, la sua ombra.

Sono trascorsi tre anni dagli eventi narrati in Frozen. Il Regno del ghiaccio, e nella città di Arendelle, Elsa, Anna, Kristoff, Olaf e Sven vivono un’esistenza idilliaca, tra feste grandiose che arrivano a coinvolgere l’intero paese e giochi tra amici nell’intimità della propria dimora. Ma tale felicità non dura a lungo. La regina Elsa è turbata, da qualche tempo avverte il richiamo di una voce angelica che lei soltanto riesce a sentire. Pur cercando di ignorarla, una notte decide di seguirla, risvegliando però un potere antico, di cui ha perso memoria e del quale il padre le ha raccontato quand’era piccola. Quel potere, grazie a lei, si è di nuovo manifestato e arriva a minacciare il regno di Arendelle, trovandosi ancora una volta stretto sotto un potente “maleficio”. Elsa comprende che il suo potere è molto più forte e incontrollabile di quanto avesse immaginato. Comprende, cioè, che se vuole salvare il paese, deve scoprire l’origine di ciò che la chiama e il perché vi è legata. Molti segreti e antiche ferite di Arendelle, infatti, sono rimasti troppo a lungo nascosti, e per questo insieme ad Anna, Kristoff, Olaf e Sven, Elsa deciderà di partire verso una terra lontana e pericolosa, alla ricerca di una “cura” per la città, nonché di quelle risposte che non solo potrebbero salvare il regno, dandole anche occasione di scoprire la verità su se stessa ed i suoi poteri. Perché finche non ne conoscerà la verità e l’origine, mai potrà veramente essere in grado di controllarli, essere davvero se stessa.

Frozen 2. Il segreto di Arendelle (fotogramma del trailer)
Frozen 2. Il segreto di Arendelle (fotogramma del trailer)

Séguito di uno dei più incredibili fenomeni commerciali, mediatici e culturali dei 2010s, Frozen 2. Il segreto di Arendelle arriva finalmente sugli schermi dopo 6 anni e un carico di aspettative senza precedenti.

Vale la pena, quindi, rispondere fin da subito alla domanda che tutti si pongono: Frozen 2 è all’altezza dell’originale? Ebbene sì, lo è.

Forse ad un primo impatto potrebbe sembrare di no, soprattutto per la mente del grande pubblico e del fandom, solitamente, in materia di gusti ed aspettative, conservativa e reazionaria, cioè in realtà inconsciamente desiderosa non di una nuova storia, ma, come ogni bambino, di riascoltare quella vecchia, di rivedere lo stesso film. Anche perché, però, a differenza del precedente episodio, ovviamente non ci sono più il fattore novità e la sorpresa, e quindi ben si sa – si pretende? – cosa aspettarsi da Elsa, Anna, Olaf, Kristoff e Sven, i quali, peraltro, non tradiscono le aspettative.

Gli autori, infatti, non solo sono riusciti a mantenere molto dello spirito del primo episodio, senza però mai scadere solo in uno sterile “more the same” (come ogni séguito, ed in parte per le ragioni sopra accennate, anche Frozen 2 appare strutturato come un remake), ma allo stesso tempo hanno provato a battere altre strade, e riuscendo in tal modo ad incarnare nella struttura filmica lo stesso tema del film, quello della crescita, cioè che anche una fiaba, seppur nella continuità, possa crescere ed evolversi. Per evolversi, però, deve abbandonare i sentieri noti, e così arrischiarsi verso nuove vie. Infatti, come ogni mito dell’eroe o, il che è lo stesso, dell’eroina per crescere e trovare sé stessi, bisogna sempre allontanarsi da ciò che è familiare, affrontare sfide inedite, spesso incerte e talvolta pericolose.

 

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