Your name di Makoto Shinkai: il sublime iperreale come bellezza nella tristezza

Your name di Makoto Shinkai: il sublime iperreale come bellezza nella tristezza


Abstract: The anime film "Your Name," released in 2016, represents the culmination of Makoto Shinkai's poetic animation style. It serves as a vessel for his most cherished themes, achieving a harmonious balance that propelled the film to become the highest-grossing Japanese film in cinema history. "Your Name" provides an opportunity to summarize and revisit Shinkai's body of work, showcasing his affinity for a hyperreal sublime while embracing the distinct Japanese aesthetic sensibilities of wabi-sabi and mono no aware. Throughout his films, Shinkai has explored these sensibilities in various ways, delving deep into the portrayal of relationships marked by distance, incommunicability, absence, forgetfulness, and desire. Your Name is simultaneously complex and simple (never, however, complicated or simplistic), authorial and popular (never, however, intellectual or stereotypical). Your Name represents a rare embodiment of what was once commonly referred to as the magic of cinema, enabling us to leave the theater with a peculiar sense of being simultaneously closer and more distant from ourselves.

L'anime Your Name, uscito nel 2016, rappresenta una summa della poetica animatica di Makoto Shinkai, un luogo in cui tutti i temi a lui più cari si sublimano e raggiungono un equilibrio che ha portato il film a diventare il più grande successo giapponese della storia del cinema. Your Name offre l'occasione, allora, per riassumere e ripercorrere l'opera di Shinkai, il suo amore per un sublime che si può definire come iperreale, ma anche per quella particolare sensibilità estetica giapponese che è espressa con il termine wabi-sabi, e che egli in ogni suo film è andato declinando sempre diversamente, ma approfondendola sempre di più in un'epica della relazione attraverso la distanza, l'assenza e il desiderio. Opera allo stesso tempo complessa e semplice (mai, però, complicata o semplicistica), autoriale e popolare (mai, però, intellettuale e stereotipizzata), Your Name è un esempio, sempre più raro, di quello che fino a non molto tempo fa si era soliti definire come la magia del cinema.

Your Name è arrivato in Italia spinto dall’eco del grande successo ottenuto in patria e nel mondo (dove ha incassato più di 360 milioni di dollari, diventando il film giapponese – animato e non – di maggior successo nella storia) e da un diluvio di critiche entusiastiche. Dopo la visione del film non si può non riconoscere che tanto gli incassi quanto i giudizi sono più che meritati. Si tratta, infatti, di una di quelle opere, oramai sempre più rare, per le quali le iperboli – solitamente da evitare in sede critica – non sembrano essere inopportune.

Perché Your Name è un film davvero straordinario, uno “spettacolo magnifico”.

Straordinario non tanto perché racconta, attraverso una tremante emotività, un’archetipica fiaba sulla caparbietà e l’universalità dell’amore, del desiderio e della speranza, finanche sul loro valore salvifico. E neanche perché, attraverso le vicende di due adolescenti, Taki e Mitsuha –  misteriosamente legati l’uno all’altro oltre lo spazio e il tempo dalla gratia contemplationis di una stella cadente – sembra incarnarsi la storica bipolarità del Giappone, quella della tradizione arcaica, rurale e cultuale e quella dell’ipermodernità tecnologica e neoliberista; bipolarità anch’essa espressione a tratti misteriosa e paradossale, come quella di un legame nella divisione, un legame, cioè, che trae forza e vitalità dalla propria (apparente) contraddittorietà, dal continuo rincorrersi dei due aspetti opposti, dall’essere sempre uno l’ombra, l’inconscio dell’altro.

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