«Roma il mio sogno»: la vita universitaria di Musine Kokalari tra memoria e documento


Abstract: «Una vita facile, dilettevole e piena di sogni». Con toni malinconici e con differenti connotazioni, queste stesse parole sono poste da Musine in apertura e chiusura del testo autobiografico sulla sua esperienza romana. Scelta suggestiva e non casuale che ben compendia il progressivo sgretolamento dei sogni e delle illusioni adolescenziali da lei maturato durante i quattro anni passati alla Sapienza. Parabola di vita situata al tempo dell’occupazione mussoliniana dell’Albania, negli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale, e di cui l’autrice esplora e restituisce nelle memorie differenti prospettive. La mia vita universitaria rappresenta così un “libro nel cassetto” dalla straordinaria vis poetica e dall’alto valore documentario, archivistico, storico, antropologico. Attraverso un’attenta analisi comparativa tra il testo dattiloscritto e altri documenti in gran parte inediti - lettere, foto, appunti, bozze di scrittura, certificati - conservati presso l’Archivio centrale dello Stato di Tirana e l’Archivio storico della Sapienza, Simonetta Ceglie intende ricostruire il contesto storico-culturale, i personaggi, le relazioni, gli ambienti studenteschi, gli spazi sociali ed interiori, gli scenari intellettuali in cui Musine si trovò a vivere e che ci restituisce in queste memorie. In particolare, il confronto tra il dattiloscritto e una sua prima stesura manoscritta servirà a mettere in evidenza alcuni aspetti tecnico-stilistici, compositivi e relativi all’uso dell’italiano sperimentato dalla giovane scrittrice, che fanno de La mia vita universitaria una vera e propria opera letteraria.

«Una vita facile, dilettevole e piena di sogni». Sono queste le emblematiche parole con cui Musine Kokalari apre e chiude i suoi ricordi universitari alla Facoltà di Lettere della Sapienza; esse vengono usate dalla scrittrice, con differenti connotazioni, per descrivere l’intera parabola esistenziale da lei vissuta durante i quattro anni di studio a Roma, dal grande sogno adolescenziale alle progressive disillusioni maturate prima del rientro definitivo a Tirana. «La vita che ho vissuto in questi anni di università è stata proprio il contrario di quella che s’era creata la mia fantasia» –così si legge nella prima stesura della Prefazione, poi modificata.

La mia vita universitaria è pensata sin dall’inizio per essere pubblicata; è ambientata durante gli anni difficili dell’occupazione dell’Albania da parte dell’Italia fascista, nel clima che precede la Seconda Guerra Mondiale, di cui Musine fissa ed esplora i molteplici piani.

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La mia vita universitaria. La «Prefazione» che apre il dattiloscritto

 

La scrittrice guarda all’Albania cercando di comprendere e fare proprio lo sguardo italiano, si accosta e ragiona sul nostro moderno “occidente” con la curiosità osservativa e introspettiva di un’intellettuale eclettica e originale; non a caso nel dattiloscritto la scrittrice vuole mettersi alla prova utilizzando una lingua non sua, l’italiano. Proprio la guerra incombente, uno dei nodi centrali della narrazione, non solo ricade pesantemente sulla vita quotidiana e universitaria, amplifica le inquietudini e la nostalgia della lontananza, ma connota fortemente la costruzione dell’identità personale della giovane autrice, la percezione del sé e degli altri, il sentimento dell’amore. «Le circostanze politiche influiscono molto sull’anima»: così scrive Musine, consapevole di essere rimasta primitiva, intimamente straniera nei confronti dello «spirito civile e ultramoderno»,2di un mondo occidentale sempre più armato e aggressivo.

La mia vita universitaria rappresenta così un “libro nel cassetto” dalla straordinaria vis poetica, particolarmente rilevante e interessante sotto differenti punti di vista: letterario, documentario, storico, filosofico, antropologico. Questo mio lungo studio tra Roma e Tirana è stato incentrato sulla ricerca e sull’analisi comparativa delle fonti storico-documentarie relative all’opera e alla sua autrice. Ciò risponde all’esigenza di far emergere quanto più possibile i contesti, le dialettiche politiche, sociali e culturali del tempo, come l’ampia rete di rapporti e punti di vista che affiorano dalla narrazione, per restituire, tra Albania e Italia, la profondità intellettuale di Musine Kokalari.
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