Eversione e violenza nel nazionalismo italiano

Eversione e violenza nel nazionalismo italiano

Abstract: A cento anni dalla fusione tra l’Associazione nazionalista italiana e il Partito nazionale fascista, il presente lavoro ricostruisce natura e funzione della violenza nel nazionalismo italiano, nel tentativo di fornire una risposta alla questione se esso vada considerato una coda del conservatorismo e dell’autoritarismo dello Stato liberale oppure un movimento estraneo all’esperienza risorgimentale e liberale ed anticipatore di un fenomeno nuovo liberticida e totalitario quale fu il fascismo, e di qui il suo ruolo nella crisi delle istituzioni liberaldemocratiche. Partendo dal periodo anteguerra fino alla marcia su Roma, l’autore mostra la continua natura ambivalente del nazionalismo italiano tra eversione e ordine e, di conseguenza, i suoi rapporti non sempre lineari con il fascismo. In tal modo, viene evidenziata la natura di ponte e cerniera del nazionalismo tra passato liberale e dittatura fascista.

Esattamente cento anni fa in Italia l’Associazione nazionalista italiana decideva di fondersi con il Partito nazionale fascista. Da allora, nonostante le numerose ricerche pubblicate, è rimasta aperta la questione che aveva posto nel suo classico volume Luigi Salvatorelli, essere cioè il nazionalismo una coda del conservatorismo e dell’autoritarismo dello Stato liberale oppure un movimento estraneo all’esperienza risorgimentale e liberale ed anticipatore di un fenomeno nuovo liberticida e totalitario quale fu il fascismo. Si tratta di due quesiti chiave per comprendere sia il nazionalismo che il fascismo.

Per molti anni, influenzata da una lettura del fascismo quale negatività assoluta, la storia del nazionalismo è rimasta a lungo sfocata, considerata di second’ordine, quale mera reazione annunciatrice del fascismo. La densissima stagione di studi internazionali apertasi negli anni Sessanta e Settanta ebbe solo pochi echi in Italia. I primi lavori nel frattempo pubblicati sulla storia del nazionalismo italiano avevano avviato comunque un percorso volto a metterne meglio a fuoco caratteristiche, ideologia, finalità. Tuttavia, sia in chi continuava a vedere in esso un fenomeno anticipatore del fascismo, sia in chi invece ne sottolineava le differenze con il movimento fondato da Mussolini nel 1919, restava nella sostanza invariata la tendenza a metterne in evidenza i legami profondi con il mondo conservatore e liberale, e a leggere il nazionalismo italiano quale esperienza reazionaria legata al mondo della borghesia industriale italiana in espansione. Si tratta di una visione che negli ultimi trent’anni è stata sottoposta a profonda revisione. Dialogando con quanto la storiografia internazionale è andata mettendo in evidenza sui diversi tipi di radicalismo di destra tra le due guerre mondiali, anche in Italia il nazionalismo ha iniziato ad essere reinserito all’interno delle correnti culturali moderne e considerato in rapporto all’emergere della politica di massa. Ciò ha permesso di individuare tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il destarsi di nuove forme di radicalismo nazionale, non legate a doppio filo al vecchio mondo della destra conservatrice. In tal modo, anche il movimento nazionalista italiano ha iniziato ad assumere una propria autonomia, quale risposta originale all’emergere della moderna politica di massa, così come lo studio dei suoi protagonisti ha evidenziato posizioni e atteggiamenti nuovi e non totalmente sovrapponibili al conservatorismo d’anteguerra. I più recenti studi transnazionali e d’histoire croisée hanno permesso poi di andare oltre i singoli contesti nazionali e di soffermarsi sulle influenze reciproche, sulla trasmissione e la circolazione di idee e pratiche, sugli intrecci, sul sincretismo ideologico, avvicinando e comparando ideologie, movimenti e partiti nazionalisti in Europa. All’interno di questo ampio percorso di ricerca qui a malapena accennato, l’intento di questo lavoro è quello di tornare a riflettere sul rapporto tra reazione e rivoluzione, e tra ordine ed eversione, in riferimento al nazionalismo italiano nel tentativo di mettere ancora più a fuoco alcuni elementi chiave della sua storia e, in tal modo, chiarirne di riflesso i suoi rapporti con il fascismo, con la politica di massa, con il passato liberale e risorgimentale e con le destre radicali europee.

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