Forte Bravetta


Abstract: Con la legge n. 2008 del 25 novembre 1926 venne istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato e con esso, di fatto, reintrodotta la pena di morte in Italia, che era stata abolita il 1° gennaio 1890.
La sede del Tribunale di Mussolini era a Roma e il luogo in cui avvenivano le esecuzioni capitali era Forte Bravetta: un simbolo di morte ma anche un monumento alla Resistenza romana che meriterebbe un'adeguata valorizzazione da parte delle istituzioni.

Nell’ambito dei provvedimenti speciali emanati dal fascismo per trasformare in senso autoritario lo stato liberale uscito dal Risorgimento, un posto rilevante occupa Tribunale speciale per la difesa dello Stato, istituito con legge n. 2008 del 25 novembre 1926. Il Tribunale di Mussolini è un tribunale politico di diretta emanazione governativa, svincolato dalla magistratura ordinaria e formato da giudici militari provenienti dall’Esercito e dalla Milizia; ha competenza su tutto il territorio italiano comprese le colonie, con una speciale prerogativa: ha facoltà di condannare a morte. Con l’istituzione del Tsds si reintroduce, pertanto, la pena capitale che era stata abolita nel Regno d’Italia con l’entrata in vigore del codice Zanardelli il 1° gennaio 1890. La legge istitutiva del Tsds intende punire con la massima pena chi attenti o progetti di attentare alla vita del re, del reggente, della regina, del principe ereditario e del capo del governo o chi commetta reati contro l’indipendenza e l’unità della patria, o chi violi segreti concernenti la sicurezza dello Stato, o chi si renda responsabile di fatti diretti a far insorgere in armi gli abitanti del regno, a suscitare la guerra civile o a portare la devastazione, il saccheggio o la strage. La sede del Tsds è a Roma, in lungotevere Raffaello Sanzio e i suoi processi, celebrati nell’«Aula IV» del palazzo di giustizia, riguarderanno, fino all’8 settembre 1943, oltre ventimila persone che saranno giudicate secondo le procedure sommarie dei codici militari di pace e di guerra. Durante il procedimento, anche se accusati di reati commessi in parti del regno diverse da Roma, gli inquisiti saranno trattenuti nel carcere di Regina Coeli: l’intero territorio italiano, quindi, anche limitatamente a determinati reati, nei venti anni di governo fascista è di fatto sottoposto a una giurisdizione penale di carattere militare. Per le esecuzioni capitali il regime adotta la forma tradizionalmente in uso nei tribunali militari italiani e considerata più infamante: la fucilazione alla schiena. Fino all’8 settembre 1943 il Tsds emise 37 condanne a morte che colpirono in prevalenza presunti attentatori al capo del governo, agenti segreti al servizio di potenze straniere, cittadini italiani di lingua slava che avevano aderito alla Resistenza jugoslava e, con il perdurare del conflitto, rapinatori e borsari neri.

Le esecuzioni capitali erano eseguite, di norma, a Forte Bravetta in Roma. Forte Bravetta si trova in un’area estesa e ricca di vegetazione, la valle dei Casali, nella parte sudovest della città di Roma e fu costruito nel 1884. Le mura esterne, dello spessore di circa un metro, sono circondate da un fossato asciutto. All’interno c’è un terrapieno largo alla base quarantacinque metri che raggiunge un’altezza di quindici rispetto ai due cortili interni. Nei cortili, comunicanti tra loro, si aprono i locali, molto grandi e anch’essi comunicanti, a pianta rettangolare e con volta a botte, utilizzati un tempo come magazzini e come alloggi per la truppa. Nel 1919 i vasti spazi interni furono utilizzati come poligono di tiro. L’abitudine di addestrare le reclute al tiro suggerì, probabilmente, l’uso di destinare gli stessi spazi alle esecuzioni capitali. Durante l’occupazione tedesca della città a ordinare le condanne a Roma furono, in massima parte, le autorità tedesche di occupazione che colpirono, in prevalenza, la Resistenza romana e una lapide, posta all’interno del forte dai parenti dei caduti e dall’Anpi negli anni ‘60, ricorda il sacrificio di 77 partigiani. Per questo il forte è un luogo simbolo della Resistenza romana. Le ultime fucilazioni, invece (10, eseguite dopo il 4 giugno 1944) furono decretate a conclusione di procedimenti condotti da tribunali italiani e alleati costituiti per punire chi aveva collaborato nei mesi precedenti con i tedeschi e con i fascisti repubblicani.

Oggi il forte comincia a risentire di un certo degrado e sarebbe necessario un intervento di restauro e di valorizzazione di un sito che resta un monumento alla Resistenza, ma anche il simbolo della pena di morte, istituto barbaro e arcaico ancora oggi praticato in paesi tradizionalmente vicini al nostro per vincoli di amicizia.

 

 

Il terrapieno all’interno di Forte Bravetta, dove avvenivano le esecuzioni
Il terrapieno all’interno di Forte Bravetta, dove avvenivano le esecuzioni