La missione biologica Sagan-Omo di Edoardo Zavattari del marzo-ottobre 1939 I. Preparazione, svolgimento, relazioni e rendiconto (fine 1938-dicembre 1939)

La missione biologica Sagan-Omo di Edoardo Zavattari del marzo-ottobre 1939 I. Preparazione, svolgimento, relazioni e rendiconto (fine 1938-dicembre 1939)

Abstract: Questo contributo suddiviso in più parti è dedicato alla ricostruzione della missione biologica Sagan-Omo, realizzata tra il marzo e l'ottobre 1939 da Edoardo Zavattari, sulla base di materiale in gran parte inedito proveniente dal suo archivio privato e da altri fondi. La prima parte si concentra sulle fasi della preparazione e dello svolgimento, attraverso le relazioni, della missione stessa, collocata nel suo contesto coloniale, razzista e istituzionale di riferimento e nel quadro della visione scientifica di Zavattari (la biologia politica coloniale).
I testi qui pubblicati, quasi tutti per la prima volta, costituiscono un contributo di rilevante importanza alla valutazione dell'apporto fornito dalla ricerca scientifica e universitaria italiana alle politiche del regime fascista.

I documenti qui raccolti e presentati, in gran parte inediti, alcuni, anche parzialmente, già pubblicati all’epoca, ad eccezione di due provengono dall’archivio privato di Edoardo Zavattari, zoologo che comparve tra i dieci firmatari del documento Il fascismo e i problemi della razza del luglio 1938 noto anche come Manifesto degli scienziati razzisti o Manifesto della razza. Sono testi che contengono informazioni di prim’ordine sulla missione scientifica condotta tra il marzo e l’ottobre del 1939 da Zavattari nel territorio compreso tra i fiumi Sagan e Omo, allora parte delle colonie della cosiddetta Africa Orientale Italiana. In questa prima sezione sono illustrate le fasi della preparazione e dello svolgimento, attraverso le relazioni, della missione stessa.

Per l’organizzazione, le finalità, l’impostazione scientifica e politica questa documentazione è sostanzialmente completa (almeno nelle sue coordinate essenziali) e probabilmente per certi versi unica nel suo genere. Per comprendere tali aspetti e l’origine della missione è necessario collocarla non solamente, come è ovvio, nel quadro generale della politica coloniale italiana e in particolare di quella del regime fascista, ma in maniera più specifica nell’ambito della visione scientifica di Zavattari. Tale visione non può essere disgiunta dalla sua adesione e partecipazione all’operazione del Manifesto, alla campagna e alla politica razzista e antisemita del regime. Riguardo alla prospettiva scientifica dello zoologo va osservato che essa riveste un carattere interdisciplinare che deriva da un’impostazione ampia e globale della biologia animale, conseguenza della sua formazione universitaria nel particolare clima positivistico della Torino dei primi del Novecento. Come ho scritto altrove, ciò lo conduce (anche in ragione di linee di ricerca che portano Zavattari alla specializzazione in medicina tropicale a Londra nel 1913) a indirizzarsi verso la biologia e patologia tropicale e la cosiddetta antropogeografia con gli studi razziali, per racchiudere, sinteticamente e simbolicamente, la sostanza della propria carriera scientifica nella formula della biologia politica coloniale. Se tale è la sua prospettiva scientifica, gradualmente elaborata e costruita negli anni successivi alla laurea, essa costituisce anche la piattaforma per la propria adesione al razzismo e all’antisemitismo di Stato del fascismo (avendo egli già da tempo aderito al regime). Da questo punto di vista lo sbocco nel razzismo è del tutto coerente con l’impostazione scientifica già prima del 1938: come si vedrà nei prossimi lavori su Zavattari, nel periodo precedente all’introduzione della legislazione antisemita in Italia si possono distinguere sostanzialmente tre fasi del suo razzismo a partire dagli anni Venti. Si può quindi affermare che il problema razziale e il problema ebraico trattati nel 1938 costituiscono parte integrante della questione coloniale e della sua biologia politica coloniale.

Tenendo conto di quanto appena affermato è necessario sottolineare ancora una volta che dal punto di vista cronologico la missione del 1939 si svolse a breve distanza dall’emanazione della legislazione razzista e antisemita italiana del 1938 e, ancora poco prima, dalla presentazione e poi promulgazione dei provvedimenti razzisti in colonia del 1937 (finalizzati alla difesa della razza italiana dalla cosiddetta promiscuità in Africa Orientale Italiana), nell’ambito appunto del colonialismo italiano di cui il razzismo come ideologia scientifica (oltre ovviamente a quello amministrativo e istituzionale) costituisce un elemento essenziale non solamente dal punto di vista della giustificazione, ma anche da quello della promozione, propaganda e del contenuto. Bisogna inoltre ricordare che per l’impostazione biologica delle ricerche nel senso sopra specificato le caratteristiche di questa spedizione sono coerenti con l’altra missione effettuata da Zavattari nel 1937 nel territorio dei Borana. Del resto, se si analizzano le precedenti spedizioni scientifiche alle quali lo zoologo partecipò o che organizzò in prima persona (dal primo viaggio di questo genere compiuto nel Golfo di Guinea con l’osservazione dei metodi di colonizzazione inglesi e francesi e l’emergere del tema della razza alle missioni in Libia, in Eritrea occidentale, in Palestina e Siria e in Somalia) si può osservare la progressiva formazione e affermazione della sua prospettiva peculiare di biologia coloniale.

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Immagine di copertina, Foto di Dariusz Sankowski da Pixabay

Dell-Era_La-missione-biologica-Sagan-Omo-di-Edoardo-Zavattari-del-marzo-ottobre-1939-1