L’adolescenza e altre rivoluzioni. Il “secondo degenze” dell’Istituto di neuropsichiatria infantile della Sapienza e il Grande Cocomero di Roma. Un incontro con Graziella Bastelli e Lorenzo Manni
Incontro Graziella Bastelli – per più di quarant’anni infermiera all’Istituto di neuropsichiatria infantile dell’Università la Sapienza di Roma – in uno degli stanzoni del Grande Cocomero, l’associazione che, nel quartiere romano di San Lorenzo, da oltre venticinque anni rappresenta un “luogo del possibile”, uno di quei posti in cui attivismo e creatività danno forma e gambe all’ambizione sacrosanta e al bisogno di sporcarsi le mani per provare a realizzare ciò che solo apparentemente è impossibile. Il Grande Cocomero nasce dall’esigenza di creare uno spazio di soglia – protetta e aperta – tra l’Istituto di neuropsichiatria infantile e il mondo che sta fuori. Crescendo, il “Cocomero” – come viene chiamato da chi lo frequenta – ha trasformato la soglia in uno spazio attraversabile, che accoglie artisti, teatranti, musicisti, organizzatrici di biblioteche erranti e chiunque ne condivida lo spirito fondato sull’autogestione, sull’assunzione di responsabilità e sulla disponibilità a condividere un pezzetto delle proprie attività con le ragazze e i ragazzi della “neuroinfantile” e con il “gruppo del giovedì”: altre ragazze e altri ragazzi che il politically correct definirebbe “diversamente abili”, ma che una società fondamentalmente ostile nei confronti delle diversità continua a relegare ai margini di ciò che considera normale. A cavallo di questi margini cresce il Cocomero, frutto ostinatamente acerbo di una lunga stagione iniziata negli anni Settanta del secolo scorso con la rivoluzione psichiatrica, con la negazione dell’istituzione totale e con la rivendicazione di un approccio al disagio psichico fondato sul prendersi cura della persona e non più sulla custodia del “malato pericoloso”.
Al Cocomero si sta bene, chi scrive ci ha passato interi pomeriggi a costruire un carro di carnevale o alle feste di compleanno dei bambini del quartiere. Ma il carattere autorevole e l’indole pragmatica di Graziella Bastelli – che non smussa mai gli angoli quando si tratta di chiamare le cose col proprio nome – rendono questo pomeriggio una sorta di seminario di storia e politica della sanità pubblica in cui ogni filo della memoria si misura con le condizioni e le contraddizioni del presente. Con Graziella c’è Lorenzo Manni, un volontario dell’associazione, che a smussare, invece, è maestro e che – sarà perché fa il geologo – sa ascoltare i movimenti profondi del grande corpo sociale di cui le fragilità più evidenti non sono che segnali di superficie.
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