Silvia Haia Antonucci-Micol Ferrara (a cura di), La punizione che diventò salvezza, Forum Editrice Universitaria, 2014



Abstract:

Trovarsi tra le mani questo libro esattamente a settanta anni dalla “liberazione” di Auschwitz ha certamente un “sapore” particolare. Il volume, corredato da un dvd-documentario (ideato dalle stesse curatrici del libro) ha l’intento dichiarato di essere uno strumento didattico utile a contestualizzare e approfondire una vicenda che, pur costituendo un’eccezione durante la Shoah, offre un importante esempio di riflessione e speranza soprattutto per le giovani generazioni.

Il lavoro (nella parte testuale come in quella audiovisiva) è incentrato sulla testimonianza dei fratelli Eugenio e Giacomo Sonnino, salvati dal Prof. Giuseppe Caronia che, tra il 1943 e il 1944, diresse la Clinica di Malattie Infettive del Policlinico di Roma. Quell’incarico, lungi dall’essere un riconoscimento alla sua carriera, era in realtà la conseguenza della persecuzione subita sin dai primi anni del fascismo che gli costò il trasferimento dalla Clinica pediatrica – centro delle sue ricerche – e la perdita della cattedra all’Università di Roma. Caronia usò il suo reparto come rifugio per sottrarre dalla deportazione del 16 ottobre 1943 e dei successivi rastrellamenti un centinaio di persone: ebrei, antifascisti, disertori. Dopo la Liberazione fu rettore dell’Università di Roma, membro dell’Assemblea Costituente, deputato per la Democrazia Cristiana e consigliere comunale della capitale. Morì nel 1977 e nel 1998 gli fu conferita l’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni”. Come ricordato da Marco Brunazzi nell’introduzione, da parecchi anni ormai la letteratura storiografica ha affrontato da molteplici angolazioni il tema delle leggi antiebraiche del 1938 in Italia e, più in generale, della svolta antisemita che caratterizzò la prassi politica del regime fascista a partire soprattutto dalla seconda metà degli anni Trenta.

Giustamente viene evocato il dibattito sulle ragioni profonde che indussero Mussolini ad una scelta dalle tragiche conseguenze che si ebbero – si badi bene, ed è qui il “recensore” a scrivere – sin da subito, fino a sfociare, più tardi, nell’orrore degli anni terribili della RSI e dell’occupazione nazista in Italia all’indomani dell’8 settembre 1943.

A parere di chi scrive, e fermo restando la complessità dell’argomento, porre l’accento sulla “inevitabilità” di una simile svolta da parte del fascismo o giustificare la stessa dalla progressiva vicinanza all’alleato nazista non basta a capire, a spiegare, a fare luce sulle ragioni profonde di quella svolta.

Non è però su questi temi che si concentra il libro, ma sulla vicenda specifica di Caronia e della famiglia Sonnino. Attraverso testimonianze, memorie, ricordi, il volume (e il documentario-intervista allegato) fa luce su un “piccolo tassello”, una vicenda umana prima di tutto, che si svolge nel contesto più ampio delle persecuzioni razziali in Italia. Ecco allora che, in un certo senso, quella che ad un primo sguardo può sembrare una storia a se, in realtà ci restituisce l’immagine di una storia “più grande”, una vicenda che in tutto e per tutto rappresenta un classico esempio paradigmatico di ciò che è accaduto in quel terribile periodo della storia italiana.

Come sottolineato dalle autrici, il libro rappresenta una sorta di introduzione all’intervista allegata ed è costituito da una serie di brevi saggi. Marco Brunazzi (Istituto Storico Gaetano Salvemini di Torino) fornisce – come accennato – un originale inquadramento del contesto storico del salvataggio della famiglia Sonnino, sollevando anche problematiche importanti: il risultato dell’applicazione delle Leggi razziali, la responsabilità del regime fascista nelle deportazioni, l’uso a volte strumentale delle storie dei Giusti per giustificare la teoria del “bravo italiano”, la diffusione dell’antisemitismo in Italia, la necessità di effettuare studi sulla reazione italiana alle Leggi razziali, il ricordo della Shoah delegato esclusivamente alla memoria ebraica.

La scelta di proporre nel volume il testo sull’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni” è giustificata dal fatto che la storia e il significato di tale riconoscimento non sono conosciuti al vasto pubblico ed è dunque utile per inquadrare la figura del Prof. Caronia la cui biografia è ben descritta nel capitolo successivo (a cura di Antonio Pavan) estratto dal Dizionario Biografico degli Italiani dell’Enciclopedia Treccani. Proprio in occasione del conferimento del riconoscimento da parte dello Yad Vashem, Eugenio Sonnino scrisse un lungo discorso le cui parti più importanti sono state riportate per descrivere nel dettaglio l’attività di Caronia negli anni della Shoah.

Seguono un approfondimento di Micol Ferrara sulla storia della famiglia Sonnino e un’intervista ai figli dei due fratelli sopravvissuti, funzionale ad evidenziare quel legame strettissimo che unisce al presente i testimoni diretti dell’accaduto, ovvero i padri, attraverso l’interpretazione personale dei figli.

Il documentario Non dovevamo essere qui, come detto allegato al volume sia nella versione più lunga in italiano con sottotitoli in inglese sia nella versione più breve, in italiano con sottotitoli in francese, rappresenta un utile strumento didattico. Allo scopo di fornire indicazioni sul suo utilizzo, si è scelto di arricchire il testo scritto anche di una “lettura critica” del documentario (a cura di Pupa Garribba) per la quale l’autrice – che ha una lunga esperienza di didattica della Shoah – ha preso spunto direttamente dalle suggestioni ricevute in occasione di un incontro effettuato con numerosi studenti nella Giornata della Memoria del 2014.

Completa il volume un’appendice (curata da Mara Sonnino, figlia di Giacomo Sonnino) in cui vengono evocati alcuni ricordi dei nonni materni di Mara, ovvero le lettere dalla prigione Regina Coeli di Ernesto Dell’Ariccia e il diario di Ester Toscano. Le curatrici, si legge, hanno a ragione ritenuto che le informazioni contenute in tali scritti arricchissero significativamente la narrazione della storia della famiglia Sonnino, anche attraverso il racconto di Mara che le incrocia con i ricordi tramandati a lei dalla nonna paterna, Elvira Di Castro. Quello che emerge alla fine della lettura di tutti questi brevi saggi è uno scenario in cui i ricordi orali, le memorie scritte e le suggestioni della nipote si fondono, restituendo un quadro in cui passato e futuro, storia ed emozioni, proiettano i vari racconti in un futuro pieno di interrogativi, ma anche di speranza.