ANTONIO MUSARRA, LE CROCIATE. L’IDEA, LA STORIA, IL MITO (IL MULINO, 2022)

ANTONIO MUSARRA, LE CROCIATE. L’IDEA, LA STORIA, IL MITO (IL MULINO, 2022)


Abstract:

Il volume di Antonio Musarra Le crociate. L’idea, la storia, il mito (il Mulino, 2022) propone in modo organico gli esiti di una lunga serie di ricerche e studi condotti dall’autore, negli ultimi decenni, sul fenomeno della crociata. Nonostante la complessità della materia trattata, tanto nella sua dimensione evenemenziale quanto, e soprattutto, in quella ideologico-concettuale, il volume si inserisce perspicuamente sia all’interno della lunga e articolata riflessione storiografica sul tema delle crociate sia in seno alla nuova, ricca e stimolante messe di pubblicazioni dedicata al fenomeno in questione e alimentata dall’applicazione di nuove prospettive metodologiche ed ermeneutiche allo studio della crociata nonché dal dibattito culturale innescato dalla pubblicazione del volume The Clash of Civilizations di Samuel Huntington del 1996

L’ormai classica tradizione “crociatistica” riceve significative integrazioni nella riflessione di Antonio Musarra sul tema del bellum sanctum cristiano. Come sottolineato dallo storico, in una dettagliata sezione del volume dedicata all’analisi degli esiti prodotti dai differenti approcci storiografici sulle crociate, l’attuale comprensione e conoscenza del fenomeno in questione, lungi dall’aver trovato una risposta ultima alla domanda su che cosa sia la crociata, è ben esemplificata dall’evocativa immagine adoperata da Alain Demurger nel volume Croisades et croisés au Moyen Âge (2010) che paragona la crociata alla maionese, allo scopo di sottolineare la natura articolata e multiforme di un fenomeno strutturato dalla mescolanza di elementi diversi. Questa peculiare fisionomia della crociata, sottolinea Antonio Musarra, si è progressivamente delineata grazie a lavori pionieristici come quelli compiuti, nel primo Novecento, da Aziz Atiya e Nicolae Iorga e, verso la metà del secolo scorso, da Steven Runciman, studiosi che hanno esaminato la questione della crociata secondo una prospettiva orientale, attenta al mondo balcanico e, in particolare, bizantino-ortodosso. A loro volta, l’intuizione di Carl Erdmann, sul rapporto tra crociata e riforma della Chiesa, e gli innovativi studi di Paul Alphandéry e del suo allievo Alphonse Dupront, proiettati all’uso di un approccio culturale, sociologico e psicologico, hanno avuto il merito di aver ampliato la riflessione sulla crociata che, in seguito, è stata ulteriormente stimolata dalle innovative visioni offerte da Paul Rousset e da Franco Cardini. Su questi studi si sono poi innestate le stimolanti ricerche di Jonathan Riley-Smith, che arriva addirittura a delineare la crociata come un fenomeno tipico dell’Età moderna, nonché quelle condotte da Norman Housley e dalla sua scuola.

L’ampliamento dell’indagine e del conseguente dibattito storiografico, determinato dalla numerosa mole di studi sulle crociate, qui appena accennata, ha radicalmente mutato la prospettiva d’indagine specialistica sul fenomeno determinando il consolidamento di due principali e contrapposte posizioni storiografiche su cosa debba intendersi per crociata. La prima, nota come “tradizionalista”, interpreta ed esplicita la crociata in funzione del suo obiettivo primario, quello più emblematico, ossia la riconquista di Gerusalemme. Si tratta di una posizione condivisa da buona parte della storiografia tedesca, legata alla tradizionale distinzione tra Kreuzzüge e Türkenkriege, nonché supportata da eminenti studiosi del settore come Hans-Eberhard Mayer, Michel Balard, e Jean Flori. La seconda tendenza invece, definita “pluralista”, pone l’accento sulla funzione svolta dal Papato in quanto autorità in grado di bandire, promuovere e supportare una qualsiasi impresa crociata ponendo, così, le spedizioni gerosolimitane sullo stesso piano di quelle condotte verso altri obiettivi, geografici, religiosi e politici (ottomani, eretici, nemici della Chiesa in senso lato etc.). In questo secondo caso, il fenomeno crociato assume una connotazione poliedrica, caratterizzata da molteplici accezioni, in quanto azione di allargamento e/o difesa della cristianità, prestandosi, dunque, ad un’analisi specialistica più articolata e versatile. Una prospettiva, quella “pluralista”, ormai divenuta maggioritaria presso la comunità degli storici e che permette di analizzare le crociate ben al di là della data-limite del 1291, arrivando fino al XVIII secolo. Questa frattura apertasi all’interno della “crociatistica”, precisa Musarra, poggia su convinzioni errate dal momento che l’obiettivo della Terrasanta ha permesso l’elaborazione di un paradigma di riferimento per le successive manifestazioni del fenomeno e, soprattutto, perché non si tiene conto della naturale mutevolezza degli oggetti storici. Al riguardo, bisogna sottolineare come e quanto la crescente pericolosità della minaccia ottomana, tra la fine del XIV e il XVI secolo, nel pieno dell’età umanistico-rinascimentale, ebbe un impatto determinante nella diffusione e nel radicamento di una forte sensibilità per il tema del bellum sanctum nonché, conseguentemente, nel percorso di elaborazione e sviluppo del fenomeno crociato e, non da ultimo, nel processo di costruzione identitaria da parte dell’Europa cristiano-occidentale. Mai si parlò tanto di crociate come nel corso dei secoli XV e XVI.

All’interno di questo complesso dibattito storico e storiografico, il volume di Antonio Musarra padroneggia le molteplici sfaccettature del fenomeno crociato attraverso un linguaggio piano, estremamente chiaro e preciso, capace di porre ordine ad una materia spesso caotica, inquadrandone gli elementi strutturali e coordinandoli. In tal modo, l’autore riesce a fornire una solida base teorica di riferimento sul tema, aggiornata, anche, dal punto di vista bibliografico in virtù della dettagliata disamina presente nell’ultimo capitolo del libro. Partendo da un’elaborata analisi della dimensione ideologico-concettuale del fenomeno, il volume procede, nella seconda parte, ad una accurata trattazione degli snodi fondamentali di esplicitazione della crociata, spingendosi ben oltre la caduta di Acri fino all’assedio di Vienna. Infine, incentra la terza parte sul mito crociato, cioè sulla riflessione relativa al fenomeno del bellum sanctum che, specifica l’autore, affonda le sue radici nelle prime concrete manifestazioni della crociata stessa protraendosi con continuità fino al nostro presente. Difatti, interrogandosi sul modo in cui le crociate fossero state percepite nel corso dei secoli, Antonio Musarra esamina il potente revival di cui furono protagoniste nel corso dell’Ottocento, definendo tale periodo come «Il secolo della crociata». La struttura del volume – organizzata nelle tre sezioni, sopra brevemente delineate, di idea, storia e mito delle crociate – tratteggia un’immagine unitaria delle molteplici anime del bellum sanctum, attraverso il ricorso ad un’argomentazione capace di legare perfettamente le istanze di renovatio o reformatio della Chiesa alle concrete esplicitazioni della crociata come pellegrinaggio armato, strumento di potere nelle mani del Papato, arcanum imperii, guerra antiturca e risorsa funzionale a molteplici esigenze statuali. Un’analisi del fenomeno, quella compiuta da Antonio Musarra, che richiama l’emblematica immagine evocata da Franco Cardini della crociata come «Balena Bianca» della storia europea. Le ultime pagine del volume sono dedicate alla presentazione di una «proposta» riguardante non tanto lo storia della crociata quanto quella del Mediterraneo che, secondo Antonio Musarra, dovrebbe costituire la coordinata essenziale nei percorsi di formazione storica, alternativa sia alla limitante direttrice dello Stato-nazione sia alla troppo generica prospettiva della global history. Rispetto al «metro mediterraneo» proposto, la crociata si configura come elemento fondamentale in quanto fenomeno capace di offrire letture di differenti realtà, culture ed epoche storiche.