La misura del Benessere. Intervista ad Alessandro Sapio

La misura del Benessere. Intervista ad Alessandro Sapio

Abstract: L’inadeguatezza del PIL è un tema già affrontato dal «Giornale di storia» nel numero 38/2021 – Dialoghi sul carcere: sguardi, modelli, esperienze dal Settecento a oggi a cura di Chiara Lucrezio Monticelli – con un’attenzione particolare, appunto, alla tematica del carcere e alla ricerca in corso da parte della Onlus Officina Creativa volta a misurare l’impatto del lavoro offerto in carcere in termini di benessere. Il dibattito sulla tematica del PIL risale agli anni Settanta del secolo scorso quanto si è sentita, in diversi contesti, la necessità di progettare indici sintetici diversi che andassero oltre il mero aspetto economico e che riuscissero a colmare le lacune più macroscopiche. Nel PIL, infatti, non rientrano tutta una serie di aspetti che hanno invece un forte impatto in termini di benessere della persona e della società. Alessandro Sapio – ordinario di Politica economica all’Università degli studi di Napoli Parthenope e coordinatore del progetto sugli indicatori di benessere – ci aiuta a cogliere la natura multidimensionale del benessere e le potenzialità di una corretta definizione degli indicatori.

BIL benessere interno lordo, come possiamo definirlo nella sua essenza? Quali sono i fattori essenziali sui quali ci permette di riflettere che non sono contemplati nel PIL e nel BES (Benessere etico e sociale)?

Al di là degli aspetti tecnici della definizione, possiamo pensare al BIL come un modo per dare peso ad aspetti del benessere umano a cui il PIL non rende giustizia, perché collegati alla fruizione di beni non scambiati sui mercati, o perché si tratta di aspetti non misurabili in moneta. Il BIL non è totalmente in contraddizione con il BES né con il PIL. Riconosce le categorie del BES e parte da esse, ma a differenza del BES fornisce un indicatore sintetico. Riconosce pure che diversi aspetti rilevanti del benessere sono correlati al reddito monetario, in senso positivo o negativo

Il BIL pur non possedendo la complessità di centinaia di indicatori specifici per misurare le componenti non monetarie del benessere ha il grande pregio di comunicare in maniera chiara i progressi in tale direzione.

Quali difficoltà metodologiche presenta?

La costruzione del BIL ha comportato difficoltà metodologiche riguardanti innanzitutto il carattere eterogeneo delle grandezze: non tutte facilmente quantificabili; alcune oggettive, altre soggettive. Inoltre, alcune misure di benessere migliorano nel tempo semplicemente grazie alla crescita del PIL e abbiamo dovuto tenerne conto. Infine, costruire il BIL a partire da indicatori disaggregati comporta problemi di aggregazione: quanto peso dare a ciascun indicatore? Abbiamo preferito essere neutrali e pesare in maniera uniforme tutti gli indicatori, pur impiegando un metodo statistico che consente di rendere comparabili le diverse grandezze.

È possibile definire l’impatto del Covid sugli indicatori del benessere? 

Definire l’impatto del Covid sugli indicatori di benessere è possibile. Nel report diffuso a valle del convegno svoltosi a settembre, un riquadro è dedicato proprio a come il BIL nelle sue componenti è cambiato dopo il marzo 2020. Abbiamo potuto dedicare relativamente poco spazio a quest’analisi, perché il progetto è iniziato proprio nel pieno della pandemia ed è ragionevole attendersi che oltre all’impatto immediato sul benessere, il Covid produrrà effetti a lungo termine – si pensi agli effetti psicologici, al Long Covid, oltre che ad effetti economici meramente dilazionati nel tempo come la rimozione del divieto di licenziamenti e l’inflazione, che pure generano ripercussioni psicologiche.

Parlare di carcere e benessere può apparire una contraddizione in termini eppure si tratterebbe di un indicatore essenzialmente utile per migliorare le politiche pubbliche, quale potrebbe essere – da un punto di vista metodologico – lo strumento più efficace per comprendere la reale situazione delle carceri italiane?

Quello delle carceri è un tema troppo spesso dimenticato. Nel BES l’unica misura rilevante per il benessere di chi è in carcere è l’affollamento degli istituti di pena. Non la abbiamo inserita nel BIL solo perchè la nostra analisi aveva una prospettiva di confronti regionali e gli istituti penitenziari sono gestiti centralmente. Mancano peraltro nel BES (e quindi anche nel BIL) misure del benessere che i detenuti possono generare attraverso la loro riqualificazione e il loro reinserimento nella società. Possiamo immaginare che in regioni con più alto benessere – non solo monetario, ma in senso più ampio – anche le condizioni di vita e le opportunità di reinserimento dei detenuti siano migliori, ma è solo un’ipotesi. Occorre una raccolta dati mirata sulle condizioni dei detenuti, sulle strutture che li ospitano e sui programmi di riqualificazione per valutarne l’efficacia.

Riguardo agli strumenti di correzione e detenzione vorrei sottolineare come questi siano misurati non solo in termini di benessere ma anche dagli obiettivi dell’agenda 2030 dell’ONU e riguardano in generale il capitolo giustizia. Si pensi al dettato costituzionale italiano, ancora oggi di avanguardia, in cui il carcere non è visto come in altri Paesi come una vendetta ma come uno strumento di rieducazione e quindi per migliorare sia il benessere collettivo sia quello degli stessi detenuti.

Alessandro Sapio è professore Ordinario di Politica Economica all’Università degli Studi di Napoli Parthenope, presso il Dipartimento di Studi Aziendali ed Economici. Il prof. Sapio è Editor-in-Chief dell’«Italian Economic Journal» e Council member della European Association for Evolutionary Political Economy. Nel suo ateneo coordina il corso di laurea triennale in Management delle Imprese Internazionali. I suoi interessi di ricerca riguardano il benessere e la sostenibilità con riferimento ai mercati energetici, al cambiamento climatico e alla dinamica industriale. Su questi temi ha pubblicato numerosi articoli in riviste internazionali con revisione tra pari, di cui 25 nella classe A dell’Anvur. Sapio ha conseguito un dottorato di ricerca in Economics & Management presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e ha trascorso periodi di visiting presso università francesi e inglesi.

Autore