Catherine de Médicis (1519-1589) Politique et art dans la France de la Renaissance (Le Passage, 2022)

Catherine de Médicis (1519-1589) Politique et art dans la France de la Renaissance (Le Passage, 2022)


Abstract:

Il volume Catherine de Médicis (1519-1589) Politique et art dans la France de la Renaissance pubblicato da Le Passage in Francia ad ottobre del 2022 (429 pp.) è la raccolta d’atti di un convegno svoltosi al Castello di Blois nel 2019, in occasione dei cinquecento anni dalla nascita di Caterina de’Medici, nell’ambito di celebrazioni più ampie dedicate al tema de la Renaissance.

Caterina nasce a Firenze il 13 aprile 1519 e muore proprio al Castello di Blois il 5 gennaio del 1589, dopo essere diventata prima regina consorte di Francia come moglie di Enrico II, poi reggente e reine mère come madre di ben tre sovrani francesi, Francesco II, Carlo IX ed Enrico III. La sua figura è stata sottoposta negli ultimi anni ad una nuova attenzione scientifica mirata a scardinare la narrazione negativa che l’aveva sempre contraddistinta, la cosiddetta légende noire. Questo volume si inserisce proprio in tale filone di grande approfondimento e rilettura, ponendo in risalto l’opera sia politica sia culturale della regina. Curato da Guillaume Fonkenell e Caroline zum Kolk, che aprono la raccolta con l’introduzione a quattro mani e un intervento ciascuno, il volume consolida le acquisizioni più recenti sulla figura della regina Medici e contribuisce in maniera determinante alla messa in luce degli aspetti politici e culturali ancora non esplorati o lasciati in ombra.  

Caroline zum Kolk ripercorre l’evoluzione degli studi sviluppatisi intorno alla figura della regina e spiega come nacque la légende noire, rintracciandone la causa primigenia nell’opera Discours merveilleux de la vie, actions et deportements de Catherine de Médicis, royne mère, comparsa nel 1575 sotto un autore anonimo. Questo pregiudizio su Caterina come la regina nera, machiavellica e sanguinaria resistette tenacemente fino al secolo XIX quando, a seguito dell’apertura degli archivi reali, ecclesiastici e nobiliari, si rese disponibile un nuovo materiale mai consultato se non da una ristretta cerchia di persone. Queste fonti, unite anche alle indagini in altri archivi europei, soprattutto quelli italiani, incentivarono nuovi studi su Caterina e portarono alla pubblicazione di opere che ne rivalutavano le responsabilità e, di conseguenza, le colpe nell’ambito del clima delle guerre di religione. Gli studi ottocenteschi individuarono il problema principale nelle fonti utilizzate nei secoli precedenti ed evidenziarono che le testimonianze positive sulla sovrana fossero state deliberatamente ignorate a favore di quelle negative di matrice protestante. Nonostante questo nuovo approccio, il mito negativo di Caterina, scalfito ma non sconfitto, persistette fino alla seconda metà del secolo XX, sebbene fossero apparsi studi come quello di Lucien Romier (1922) e di Nicola Mary Sutherland (1987).

È solamente alle soglie del secolo XXI che si tenta di superare davvero la visione negativa di Caterina, restituendole dignità storica e scientifica grazie al ricorso a un vasto panorama di fonti e con la consapevolezza della presenza marginalizzata, quando non assente, delle donne nella narrazione storica, una consapevolezza che si acquisisce a partire dagli anni ’70 del Novecento. Lavori come quelli di Fanny Cosandey (2000) e di Katherine Crawford (2004) sono riusciti a reindirizzare l’interesse scientifico sulle “donne di potere in quanto donne” e a dare una forte spinta a questo filone che include anche la figura di Caterina de’Medici. Studi come quelli di Denis Crouzet, sul pensiero politico della fiorentina (2005), e di Matthieu Gellard, sulla sua scrittura epistolare (2015), dimostrano che ormai la regina è oggetto di studi tematici e che si è riusciti ad andare oltre allo stigma secolare con il quale era stata bollata.

Guillaume Fonkenell nel suo intervento ragiona sull’importanza e l’influenza esercitate da Caterina nell’arte francese e nel panorama artistico del Rinascimento. In virtù del suo patrimonio economico, la regina era in grado di commissionare e finanziare una quantità ingente di opere architettoniche e artistiche in generale e fu seconda in questo solamente al re Francesco I. Caterina è la reine bâtisseuse (edificatrice) per eccellenza ma fa realizzare anche molteplici ritratti e si interessa di quasi tutte le forme d’arte a lei contemporanee, incluse le “più nuove” come la mode. Protegge gli artisti e le loro opere, è dunque parimenti una reine mécène e poi ancora una reine investisseuse, connaisseuse, collectionneuse, inspiratrice o influenceuse e, infine, una vera leader. Ma tutti questi aspetti furono trascurati dagli studi fino al secolo XIX, quando il collezionismo fece sorgere un interesse per i libri della sovrana, un interesse dovuto alle preziose rilegature di cui questi libri erano adornati. Alla fine dell’800, quando in Francia la storia dell’arte divenne definitivamente una disciplina ufficiale, uno dei soggetti più studiati fu proprio Caterina de’Medici. Dalla metà del secolo successivo, l’interesse verso la regina si diffuse anche al di fuori della Francia. Studi come quelli di Frances Yates (The Valois Tapestries, 1987), di Bertrand Jestaz (1988) e di Monique Chatenet (2002) illuminano rispettivamente il rapporto con la magia di Caterina, l’importanza che ella attribuiva all’etichetta a corte e la vita alla corte francese nel secolo XVI, specialmente nel suo periodo. Il rapporto con l’arte e le arti di Caterina de’Medici continua ad essere indagato tutt’oggi, soprattutto nella prospettiva del comprendere se ci sia stato un uso politico o una concezione politica dell’arte e dell’utilizzo di essa da parte della sovrana.

Dopo questi due corposi interventi introduttivi ed esplicativi, si procede agevolmente alla lettura del volume che si divide in quattro sezioni tematiche: la prima sezione Catherine de Médicis en famille et à la cour ospita i contributi di Monique Chatenet, Caroline Trotot, Tracy Adams, Loïc Bienassis, Julia Heinemann; la seconda Pratiques du pouvoir i contributi di Sylvie Daubresse, Damien Fontvieille, Gautier Mingous, Brian Sandberg; la terza Catherine de Médicis et ses représentations ospita i contributi di Sophie Tejedor, Emmanuel Lurin, Luisa Capodieci, Geneviève Bresc-Bautier, Natalia Wawrzyniak, Alexandra Zereva; la quarta Les monuments de la reine: l’esprit et la matière i contributi di Maxence Hermant, Isabelle de Conihout, Mathieu Deldicque, Étienne Faisant, Jean Guillaume, Célia Condello-Gobron.

La regina Caterina delineata dai vari saggi del volume non è più, anzi non è mai la regina nera del massacre de la Saint-Barthélemy, non è la regina demoniaca e machiavellica consegnata alla vecchia narrazione storica dalla pigrizia e dalla parzialità. Questa Caterina è la regina conciliatrice, pacificatrice, amante delle arti, appassionata di architettura, è la regina politica, è la regina madre, è la regina che ha attraversato tutto il Cinquecento seguendo come unica bussola la salvezza della corona e, quindi, della Francia stessa secondo le sue convinzioni. È una donna contraddistinta da molta complessità, sia a livello privato familiare e interpersonale, sia a livello pubblico sociale, politico e artistico. Le quattro sezioni coprono tutti questi aspetti in maniera innovativa. Vengono ripercorsi e ricostruiti da più punti di vista i rapporti della sovrana con il marito Enrico II e con i figli, specialmente Margherita ed Enrico III, ma anche con la grande “sinisciala” favorita del re Diane de Poitiers. Poi, si analizza la dimensione politica e il suo mestiere di regina, approfondendo pure le alleanze politiche personali di Caterina, nell’ottica di una ricostruzione valida e il più possibile oggettiva della sua azione politica dell’equilibrio.

Le ultime due sezioni sono dedicate alle représentations e ai monuments della sovrana. Sono queste due parole-chiave che aprono e/o ampliano differenti linee di ricerca dedicate a degli aspetti fino ad ora negletti della storia di Caterina de’Medici.

Le strategie rappresentative e auto-rappresentative vengono analizzate sulla base di fonti come gli ingressi nelle città o come la letteratura dedicata alla regina. Tali strategie consacrano Caterina regina madre e pilastro del regno, timoniera equilibrista di una Francia in balia delle guerre di religione, fautrice della politica dell’apaisement. I meccanismi rappresentativi sono approvati e spesso anche pensati dalla stessa sovrana che si avvale di personaggi fidati per allestirli e dimostra di conoscere il potere teatrale e persuasivo di una ricercata mise en scène.

Caterina assume di volta in volta le fattezze della dea Minerva, della regina Artemisia II di Caria, incarna modelli femminili di intelligenza, di dedizione, di valore consoni alla tradizione ma che mantengono di solito un elemento di indispensabilità: Caterina è la regina madre indispensabile al bene della dinastia Valois, della monarchia e della Francia. Questo carattere si riscontra anche nelle raffigurazioni artistiche della sovrana, come i suoi ritratti, nella letteratura a lei dedicata, nei lavori che fece commissionare.

Proprio la letteratura rappresenta un altro aspetto molto importante della figura di Caterina de’Medici. Donna molto ben istruita, colta e appassionata di arte, la regina possedeva una biblioteca personale davvero ricca e preziosa, con manoscritti pregiati anche in latino e greco, adornati da rilegature lussuose. Oltre alla letteratura d’ordinanza, nella sua biblioteca erano presenti esemplari unici nel loro genere come il suo livre d’heures contenente una galleria di ritratti della dinastia Valois, oggi conservato alla BNF di Parigi, (Dép. des Manuscrits, NAL 82).

La disamina di differenti aspetti della sua vita, della sua politica, del suo rapporto con le arti, della sua rappresentazione e della sua auto-rappresentazione respingono vigorosamente ai vecchi mittenti la raffigurazione negativa per lasciare spazio a una descrizione minuziosa legata a molteplici fonti di varia natura. È questa una descrizione della fiorentina che non pretende di essere positiva bensì verosimile, multidimensionale e provata. Il passaggio, il salto di qualità sta nell’abbandono del pettegolezzo storico in favore dell’indagine storica e questo volume ne è un ottimo esempio, anche in senso metodologico.  Ritornare alle vecchie fonti e interrogarne di nuove o di mai impiegate ha permesso di produrre una raccolta di estremo interesse per gli studi su Caterina de’Medici, una raccolta che costituisce anche una pregevole tappa nello studio, nell’indagine e nella storiografia della regalità femminile e della storia delle donne.

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