Prudenza e persuasione: la Congregazione dei Vescovi e Regolari e i monasteri femminili in una diocesi di periferia (Sora, XVII-XIX sec.)


Abstract: Deputata a vigilare sulla condotta di prelati e religiosi e a dirimerne le controversie, la Congregazione dei Vescovi e Regolari svolse il proprio operato a partire dal XVII secolo. Agiva con prudenza e pragmatismo e faceva preferibilmente ricorso a modalità persuasive piuttosto che coercitive. Tuttavia, incontrava inevitabilmente dei limiti negli interessi e nelle autonomie di famiglie e istituzioni locali. Sulle comunità monastiche femminili esercitava un controllo elastico ma capillare, eppure meno efficace di quanto si possa ritenere. Emblematico il caso dei monasteri della diocesi di Sora, dove l'opera di disciplinamento intrapresa dopo Trento non ebbe certamente l'esito auspicato.

Si può dire che la Congregazione dei Vescovi e Regolari nasca ufficialmente nel 1601 dalla fusione di due distinte congregazioni, entrambe egualmente composte da cinque cardinali: la Sacra Congregatio super consultationibus episcoporum et aliorum prelatorum e la Sacra Congregatio super consultationibus regularium. Furono le affinità esistenti tra le due a far sì che Clemente VIII decidesse di riunirle in un’unica istituzione, denominata appunto Sacra Congregatio negotiis et consultationibus Episcoporum et Regularium praeposita, la quale avrebbe operato per circa tre secoli, fino a quando Pio X non l’avesse nuovamente scissa in due diversi dicasteri nel 1908. Dunque, con la nota bolla Immensa Aeterni Dei del 22 gennaio 1588, cui solitamente si fa riferimento, Sisto V aveva semplicemente confermato cinque congregazioni preesistenti (tra cui le due anzidette e quella del Sant’Uffizio), ma ne aveva anche istituite dieci nuove, fornendo così la Chiesa di un complesso di quindici organismi stabili per la trattazione dei propri affari.

Deputata a vigilare sulla condotta di prelati, religiosi e religiose e a dirimerne le controversie, la Congregazione dei Vescovi e Regolari era dotata di ampie facoltà, tra cui quella di nominare i vicari e i visitatori apostolici.

La sua composizione era pressoché analoga a quella delle altre congregazioni romane: la presiedeva un cardinale prefetto con un prelato segretario e un sottosegretario; vi erano poi dei consultori designati dal papa per la trattazione delle questioni importanti, degli aiutanti di studio per ciascuna delle tre sezioni (degli affari ordinari, degli affari speciali e generale) in cui venivano ripartiti i casi di cui si occupava e vari impiegati, come il protocollista, l’archivista, il cassiere e via dicendo.

Nel corso del XVII secolo si assistette a una graduale suddivisione e specializzazione delle competenze, per cui sorsero nuovi organismi con facoltà molto simili, travalicanti l’uno nel terreno d’azione dell’altro. Nel 1649, per esempio, Innocenzo X creò la Congregazione sopra lo Stato dei Regolari, una commissione particolare con il compito di raccogliere informazioni sulle dimensioni – tanto in termini numerici, quanto economici – delle comunità religiose italiane, individuando quelle da sopprimere o da accorpare. Questa commissione fu abolita nel 1698, quando Innocenzo XII la sostituì con la Congregazione della Disciplina Regolare, fondata tre anni prima per vigilare sulla vita comune, ma attiva anch’essa unicamente sul territorio italiano. Nel 1622, inoltre, la giurisdizione sui vescovi in terre di missione era passata alla Congregazione di Propaganda Fide, mentre per le questioni relative a violata immunità Urbano VIII creò l’apposita Congregazione dell’Immunità ecclesiastica nel 1626.

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