Cose che si possono mostrare meglio con le figure. Analisi sinsemica degli Anelli Trinitari nel Liber figurarum di Gioacchino da Fiore

Cose che si possono mostrare meglio con le figure. Analisi sinsemica degli Anelli Trinitari nel Liber figurarum di Gioacchino da Fiore

Abstract: La ricerca si basa sull’analisi di una Figura (Gli Anelli trinitari) tratta dal Liber Figurarum di Gioacchino di Fiore.
L’ipotesi è che questa sia un caso esemplare di modalità sinsemica di costruzione del testo, legata al superamento di una distinzione netta tra dimensione alfabetica e immagine. Questa forma di scrittura visivo-spaziale integrata e le soluzioni pratiche adottate dal loro estensore sono foriere di indicazioni teoriche/metodologiche e progettuali per la pratica della scrittura e della progettazione della comunicazione contemporanea, in particolare per l’information design e l’illustrazione non fiction.

The research is based on the analysis of a Figura (The Trinitarian Rings) from Joachim of Fiore's Liber Figurarum.
The hypothesis is that this image is an example of a synsemic method of text construction and of the overcoming of a sharp distinction between alphabetical and visual dimension of writing. This form of integrated visual-spatial writing and the practical solutions adopted by the extender of the Figura are useful for the practice of communication design; in particular for information design and non fiction illustration.

Il presente articolo si colloca in un lavoro più ampio di elaborazione di un modello ipotetico funzionale tanto alla elaborazione di strumenti finalizzati alla progettazione di artefatti grafici volti alla trasmissione della conoscenza, quanto all’analisi di tali artefatti. Tale modello è stato denominato sinsemia.

Questo modello si colloca nel solco delle riflessioni e degli studi sulla scrittura e sull’ambito delle immagini artistiche e scientifiche elaborate dallo storico dell’arte James Elkins, dal linguista Roy Harris dal grafico e teorico della grafica Giovanni Lussu. La letteratura legata al rapporto tra modalità espressiva dei testi usati nella didattica multimodale e i processi di comprensione profonda, memorizzazione a lungo termine, ricordo di informazioni concettuali e problem solving creativo mostra una correlazione positiva di tali processi con l’esposizione a un testo multimodale visuo verbale (che implichi quindi l’integrazione stretta di figure e scrittura alfabetica). Questo segnala l’opportunità di elaborare modelli per la realizzazione sistematica di artefatti grafici funzionali a questo scopo.In questo articolo proponiamo un’analisi di un artefatto visivo esemplare dal punto di vista dell’organizzazione grafica del testo.

L’oggetto di analisi è la figura degli anelli trinitari del Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore, di cui le versioni più note sono quelle dei manoscritti di Reggio Emilia, Oxford, Dresda. Si è scelto di analizzare quella di Oxford per la maggiore accessibilità alle riproduzioni.

Questa figura è già stata affrontata per quello che riguarda la struttura sinsemica generale da uno degli autori e vi si è accennato in un precedente contributo di carattere divulgativo da parte di entrambi gli autori.

È stata scelta per l’analisi la figura degli anelli trinitari poiché è un testo organizzato in forma diagrammatica, non per fini decorativi, ma per esporre, e presumibilmente elaborare, coerentemente un pensiero. La particolare forma grafica di questa figura veicola una rilevante quantità di informazioni tra loro interconnesse e coerenti all’interno del sistema di pensiero del (o degli) autori. Questa complessità è a nostro parere difficilmente esprimibile attraverso una struttura lineare usando unicamente caratteri alfabetici. Gli studiosi che se ne sono occupati affermano che la forma più adeguata alla visualizzazione del pensiero di Gioacchino sia quella delle figure.

Quello che emerge dal Liber Figurarum è la capacità del sistema visivo di generare nuove letture e di attivare nuovi processi conoscitivi. Si veda, ad esempio, come la rappresentazione trinitaria di Gioacchino da Fiore abbia favorito il dibattito in merito alla rappresentazione della Trinità, anche tra coloro con posizioni contrarie alla sua.

Abbiamo ritenuto opportuno nominare la figura in oggetto Anelli trinitari, invece che Cerchi trinitari, in quanto la figura mostra una serie di sovrapposizioni che analizzeremo nel paragrafo 4. Queste sovrapposizioni sembrano riconducibili più a un oggetto tridimensionale che a dei cerchi bidimensionali e questo è inferibile anche, come emerge dall’analisi, dall’uso che Gioacchino ne fa in termini di combinatoria.

Seppure la nostra analisi non riguardi gli aspetti storici e filologici, ci preme tuttavia sottolineare, come evidenziato da Ghisalberti, che gli studiosi in materia sono concordi sul fatto che l’uso delle figure nella elaborazione della dottrina gioachimita sia stato determinato dallo stesso Gioacchino e le figure presenti, anche se non realizzate da Gioacchino, siano molto presumibilmente basate su schemi e figure elaborate dallo stesso.

Va inoltre sottolineato che questa ricerca si focalizza sugli aspetti di progettazione grafica: cerca di estrapolare strategie applicabili a qualsiasi artefatto grafico, con il fine di elaborare strumenti di progettazione e analisi.

Lo strumento fondamentale dell’analisi è quello che si fonda sulla tassonomia degli attributi visivi di un oggetto grafico, in particolare il modello di riferimento è quello delle variabili visive proposto nel 1967 da Jacques Bertin.

Come ulteriore ambito di applicazione di questa ricerca, va segnalato che le figure di Gioacchino si possono ritenere artefatti multimodali, in quanto integrano diversi sistemi espressivi: alfabetici, grafici e in generale visivi.

Esistono diversi studi che propongono criteri di progettazione di artefatti multimodali. Come già accennato, tali artefatti, quando integrano efficacemente testo alfabetico e figure, creano condizioni favorevoli alla comprensione e all’apprendimento.

I criteri individuati in letteratura sono ad esempio contiguità spaziale e temporale, coerenza, ridondanza, differenze individuali, ma anche categorizzazione tramite labeling e indizi visivi.

Tali criteri sono applicabili anche alle figure di Gioacchino in quanto rispondono ai requisiti che definiscono gli artefatti multimodali efficaci.

La virtù principale del medium visuale è quella di rappresentare le forme in uno spazio bidimensionale e tridimensionale, in confronto con la sequenza monodimensionale non soltanto offre al pensiero efficaci modelli di oggetti fisici o di eventi, ma rappresenta pure isomorficamente le dimensioni che occorrono al ragionamento teorico.

Gioacchino stesso afferma nella Expositio in Apocalypsim: «In subiecta pagina visilibus ostendemus figuris: presertim cum nomen dei tetragrammaton id exposcat: quod potius figuris ostendi quam lingua exprimi potest», «(…) ciò può essere mostrato meglio con le figure di quanto possa essere espresso con la lingua». Il caso di Gioacchino, come artefice di figure per la conoscenza, non è isolato, come dimostrato altrove, né tra i suoi contemporanei, né in epoche precedenti e successive. Le sue peculiarità sono coerenza grafica ed efficacia comunicativa ed in particolare la capacità di presentare in un relativamente semplice quadro sinottico, concetti complessi (ad esempio il concetto di Trinità) e funzionare come strumento per ulteriori interpretazioni.

L_Perondi-L_Romei_Gioacchino_da_Fiore_12_01_2023