Competenze narrative e disgrafia spaziale in bambini con disturbi del neurosviluppo: uno studio pilota

Competenze narrative e disgrafia spaziale in bambini con disturbi del neurosviluppo: uno studio pilota
Kids around the school table

Abstract: La relazione tra l’uso dello spazio nella pagina bianca durante la scrittura e lo sviluppo delle competenze narrative è un ambito di ricerca ancora, per lo più, inesplorato. Lo scopo di questo studio è testare l’elaborazione di una metodologia di ricerca finalizzata ad analizzare la relazione tra caratteristiche della scrittura e organizzazione degli spazi nella pagina bianca durante l’esercizio di tale pratica. A motivare l’indagine che presenteremo in questo studio è dunque il dubbio che il modo in cui uno scrittore riempie la pagina bianca, rifletta certi aspetti della visione d’insieme che egli ha del testo che sta producendo.
Uno dei metodi più efficaci per lo studio di un fenomeno, è lo studio di ciò che ne altera il consueto corso. Per tale ragione, poiché la presenza di disturbi del neurosviluppo altera di frequente le competenze narrative dei bambini, abbiamo ritenuto utile inserire tra i nostri partecipanti anche bambini con disturbi del neurosviluppo, tra cui è più facile riscontrare deficit nelle competenze narrative. Questo è uno studio pilota, ovvero valuta la fattibilità e l’appropriatezza di un setting sperimentale rispetto all’obiettivo di ricerca. Il setting sperimentale è il seguente: abbiamo chiesto a 14 bambini con disturbi del neurosviluppo e a 14 bambini a sviluppo tipico di guardare un breve video e poi di narrarlo per iscritto in un foglio di carta bianco. Abbiamo poi isolato alcuni parametri da tenere in considerazione per la valutazione delle competenze narrative (ad esempio: lunghezza delle narrazioni; correttezza grammaticale; uso di lessico sugli stati intenzionali; uso di lessico sugli stati emotivi; ecc.) e alcuni parametri da tenere in considerazione per studiare l’uso della pagina bianca (ad esempio: inclinazione verso il basso o verso l’alto; allineamento ai margini di destra e di sinistra; equidistanza tra le righe; allineamento ai margini in alto e in basso; ecc.) nei partecipanti al nostro studio.
I risultati delle analisi preliminari relativi al contenuto dello studio sono in linea con l’idea che le competenze narrative e la capacità di gestire lo spazio della pagina bianca siano cognitivamente legate. Dal punto di vista metodologico lo studio appare fattibile. Quanto all’appropriatezza del setting rispetto al quesito di ricerca, le risposte dei bambini al test non hanno mancato di riservare sorprese che richiederanno probabilmente alcune modifiche nei criteri di valutazione sia delle competenze narrative che dell’organizzazione dello spazio della pagina bianca.

The relationship between the use of space in the page during writing and the development of narrative skills is still a largely unexplored area of research. The purpose of this study is to test the development of a research methodology aimed at analyzing the relationship between the characteristics of writing and the organization of spaces on the page during the exercise of this practice. The investigation that we will present in this study is motivated by the doubt that the way in which a writer fills the blank page reflects certain aspects of the overall vision that he has of the text he is producing.
One of the most effective methods for studying a phenomenon is the study of what alters its usual course. For this reason, since the presence of neurodevelopmental disorders frequently alters children's narrative skills, we thought it useful to include children with neurodevelopmental disorders among our participants, among whom it is easier to find deficits in narrative skills. This is a pilot study; it evaluates the feasibility and appropriateness of an experimental setting with respect to the research goal. The experimental setting is as follows: we asked 14 children with neurodevelopmental disorders and 14 typically developing children to watch a short video and then write it down on a blank sheet of paper. We then isolated some parameters to take into consideration for the evaluation of narrative skills (i.e.: length of narratives, grammatical correctness, use of vocabulary on intentional states, use of vocabulary on emotional states, etc.) and some parameters to take into consideration for studying how participants use of the blank page (i.e.: inclination downwards or upwards, alignment to the right and left margins; equidistance between lines; alignment to the top and bottom margins, etc.).
The results of the preliminary analyze related to the study content are in line with the idea that narrative skills and the ability to manage the blank page space are cognitively linked. From a methodological point of view, the study appears feasible. As for the appropriateness of the setting with respect to the research question, the children's answers to the test did not fail to reserve surprises which will probably require some modifications in the evaluation criteria both of narrative skills and of the organization of the space on the blank page.

In questo saggio, cercheremo di affrontare lo studio della relazione tra lo spazio-tempo di scrittura e lo sviluppo delle competenze narrative. Nello specifico, cercheremo di impostare una metodologia di ricerca empirica che possa essere adatta a rispondere alla seguente domanda: esiste una relazione tra l’organizzazione dello spazio nella pagina bianca durante la scrittura e lo sviluppo delle competenze narrative?

I profani allo studio delle disgrafie potrebbero forse essere tentati dal pensare che stiamo cercando di studiare qualcosa di analogo alla relazione tra l’avere i capelli biondi e l’essere predisposti allo sviluppo di forme psicopatologiche, ovvero si potrebbe pensare che stiamo tentando di costruire narrativamente una relazione tra due fenomeni completamente indipendenti tra loro. Ma rivisiteremo una metafora di Peter Elbow per mostrare che non è così: immaginate di osservare il dipinto intitolato Il 3 maggio 1808 di Francisco Goya. Probabilmente la vostra attenzione verrà immediatamente canalizzata dalla bianchezza della camicia dell’uomo che alza le mani in segno di resa. È difficile non cominciare da quel punto, poiché il biancore della camicia si contrappone alla generale oscurità del dipinto. Attraverso il gioco di luci e ombre creato dalla lanterna che si trova a terra, veniamo invitati a osservare prima la resa dell’uomo con la camicia bianca, poi la disperazione del gruppo attorno a lui, poi il sangue di chi è appena morto. Questo sangue ci riporta indietro: i disperati vedono in questo sangue il loro prossimo futuro. Un piccolo salto spaziale a ritroso nel dipinto ci accompagna alla visione dell’immediato futuro dei suoi personaggi. E così torneremo a guardare il biancore della camicia, ma stavolta proseguiremo la nostra esplorazione seguendo la linea dritta dei fucili che ci porterà dall’analisi del mondo scomposto e schiarito dalla luce, a quella del mondo simmetricamente ordinato e oscuro dei soldati che sparano su uomini disarmati. Soltanto alla fine contempleremo gli edifici sullo sfondo dell’immagine.

La forza intrinseca delle narrazioni visive è la simultaneità. La narrazione emerge in pochi istanti e un pittore ben riuscito è un pittore che dà il giusto ritmo alla narrazione.

Nel caso della pittura, ci viene molto facile intuire che una narrazione ben riuscita, dipende anche dal modo in cui questa ci accompagna nell’esplorazione dello spazio visivo. L’esplorazione dello spazio visivo, dipende a sua volta dal nostro corpo e da come questi vive quello spazio-tempo che organizza la narrazione. Sagacemente, Elbow ci invita a immaginare una formica che debba esplorare lo spazio di un dipinto camminandoci sopra. Non le sarà mai possibile avere una visione d’insieme di questo dipinto; la visione d’insieme può essere ottenuta solo attraverso una «vista a volo d’uccello». La formica è troppo vicina al dipinto. Poiché tutti i problemi di spazio sono problemi di tempo, il problema spaziale della formica diventerà un problema temporale: può assorbire solo una piccola porzione del dipinto per volta.

Quando leggiamo un testo, manchiamo della visione istantanea «a volo d’uccello», ci muoviamo come la piccola formichina nel grande dipinto.

Per tali ragioni, un approccio cognitivo allo studio dello sviluppo delle competenze narrative, mancherebbe di un anello importante se trascurasse di indagare l’uso dello spazio entro la pagina bianca tra le mani dei piccoli scrittori che imparano l’arte di raccontare.

A motivare l’indagine che presenteremo in questo studio è dunque il dubbio che il modo in cui uno scrittore riempie la pagina bianca, rifletta certi aspetti della visione d’insieme che egli ha del testo che sta producendo. E di conseguenza influenzi in parte anche la visione d’insieme che di esso ne avrà il lettore.

In questo studio pilota si cercherà di approntare una metodologia di ricerca utile a indagare la relazione tra l’uso dello spazio della pagina bianca e lo sviluppo delle competenze narrative in età evolutiva.

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