Gli effetti del tempo sulle tematiche e sugli approcci demografici: da Gini ai nostri giorni

Gli effetti del tempo sulle tematiche e sugli approcci demografici: da Gini ai nostri giorni

Abstract: Nella prima parte del lavoro sono tratteggiati i punti più rilevanti della demografia di Corrado Gini considerando quello che ne costituisce l’oggetto principale di indagine, cioè il suo lavoro scientifico che tanta importanza ha avuto a livello nazionale e internazionale. La seconda parte è dedicata ad una rivisitazione della demografia della scuola giniana. L’ultima parte esamina gli sviluppi della ricerca demografica italiana dagli anni Settanta ai nostri giorni. La finalità è quella di individuare continuità e discontinuità con il passato, sia in relazione alle tematiche sia agli approcci di analisi e agli sviluppi metodologici.

Dai tempi più lontani della storia, ci si è preoccupati di contare gli uomini, anche se, nel calendario della storia delle scienze, è nato tardivamente il corpo di metodi che consente di farlo con precisione. Come è noto, la parola demografia è apparsa per la prima volta nel 1855, negli Éléments de statistique humaine, ou demographie comparée di Achille Guillard, ma le prime pietre della costruzione scientifica della demografia sono state poste nei secoli XVII e XVIII nei lavori degli inglesi John Graunt, Edmond Halley – e più tardi di Thomas Robert Malthus ‒, del tedesco Peter Süssmilch, dell’olandese Willem Kersseboom, del francese Antoine Deparcieux e dello svedese Per Wargentin. Questa scienza che stava nascendo non aveva ancora né un nome né un oggetto ben definito. Si parlava spesso al suo riguardo di Aritmetica politica. In effetti, anche se i fondatori provenivano da campi molto diversi (un mercante di biancheria, un astronomo, un teologo, un attuario e due matematici), essi concordavano almeno su un punto: la necessità di confrontare le loro “problematiche politiche” (lo studio delle popolazioni umane) con le “scienze del numero”: la matematica, la statistica e il calcolo delle probabilità. È proprio quello che voleva dire Achille Guillard associando il suo neologismo Éléments de statistique humaine, ou demografia comparée all’espressione Elementi di statistica umana. Il demografo deve tradurre la realtà in elementi misurabili, per descrivere, analizzare e comprendere i meccanismi che governano la composizione e l’evoluzione di una popolazione, basi su cui Alfred Lotka ha potuto mettere a punto la sua teoria generale della dinamica delle popolazioni. È questa la dinamica alla base della demografia, seppure quest’ultima abbia per oggetto anche di studiare le cause e le conseguenze in rapporto ai diversi aspetti qualitativi e quantitativi della popolazione, sia a livello individuale sia in riferimento alle diverse società.

La demografia, o meglio il demografo, ha il compito di comprendere la dinamica della popolazione e le relazioni (cause e conseguenze) che questa ha con il suo ambiente ‒ naturale, economico, sociale, politico, culturale ‒ In altre parole, è necessario trattare non solo della scienza (la Demografia), ma anche del suo oggetto (la Popolazione) e non solamente della conoscenza che si può avere di quest’ultimo, ma anche del suo utilizzo.

Conoscere, comprendere, prevedere, controllare l’evoluzione della popolazione… ciò può essere fatto senza far ricorso ad altre discipline quali la storia, la geografia, l’economia, la sociologia, la psicologia, la medicina, la biologia, la genetica? Certamente no. Così come presentare le sole tecniche di analisi demografica, con l’ambizione di considerare tutto l’esistente, rischierebbe di portare all’insuccesso; tentare di parlare di tutto ciò che può avere a che fare con la demografia porterebbe, infatti, ad allontanare l’attenzione dal suo oggetto principale e rischierebbe di chiudere ogni strada là dove è auspicabile, al contrario, tenerle tutte aperte.

Il comportamento demografico, cioè il fatto di far nascere un bambino, di morire o di migrare è, evidentemente, una caratteristica dell’individuo, anche se non mancano i condizionamenti del contesto in cui esso vive. L’aggregazione di questi eventi porta al movimento della popolazione e ai cambiamenti di struttura. La ricerca delle possibili cause del comportamento demografico implica, quindi, andare al di là dei fattori individuali e considerare l’essere umano come appartenente ad una famiglia, ad una categoria sociale, a un gruppo etnico. L’individuo e la società in cui vive formano dunque l’oggetto della ricerca demografica. Ciononostante, una spiegazione formulata solamente a livello individuale (micro-demografico), come il comportamento razionale degli agenti così caro agli economisti, non può comprendere il largo spettro d’influenza e degli stimoli che governano i bisogni e le motivazioni umane; sarebbe lo stesso per una spiegazione che si collocasse al solo livello macro-demografico.

Immagine di copertina, foto di Free-Photos da Pixabay

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