Alcune riflessioni sullo spopolamento montano in Italia

Alcune riflessioni sullo spopolamento montano in Italia

Abstract: La classificazione Istat delle zone altimetriche suddivide i Comuni in tre gruppi: di montagna, di collina, di pianura. I Comuni montani sono poco meno di un terzo dei circa 8 mila Comuni italiani. Tra il censimento del 1951 e la fine del 2019, la popolazione residente in questi Comuni è passata dal 17,5 al 12,1 per cento di quella nazionale. Tale diminuzione riguarda in particolare l’area appenninica nella quale è elevato il numero dei Comuni ad alto rischio sismico. All’analisi delle cause che hanno alimentato lo spopolamento montano, segue un’approfondita riflessione sulle misure di contrasto da adottare per frenare l’attuale dinamica.

In merito a quanto osservato da Ercole Sori sulla straordinaria varietà dei movimenti di popolazione nello spazio, mi limito a ricordare che in ambito demografico grande attenzione è stata naturalmente riservata ai movimenti migratori determinati dal cambiamento della dimora abituale. Con riferimento alle migrazioni interne, si è ad esempio parlato di “urbanizzazione”, intesa come afflusso di popolazione verso i centri urbani di maggiore dimensione, di “periurbanizzazione” rispetto al fenomeno della crescita demografica dei comuni dell’hinterland delle grandi città e di “litoraneizzazione” della popolazione per il progressivo avvicinamento del baricentro alla costa nelle regioni peninsulari. Sono state inoltre individuate negli spostamenti di popolazione correnti migratorie che devono essere considerate come un aspetto autonomo. È il caso del tema qui affrontato, quello dello spopolamento dei comuni italiani, in particolare di quelli montani ai quali riservo specifica attenzione.

Dopo brevi cenni sulla ripartizione del territorio in zone altimetriche e sui comuni montani, il proposito è inizialmente quello di illustrare le dimensioni dello spopolamento montano: tra il censimento del 1951 e quello del 2011, la percentuale della popolazione residente nei comuni montani è scesa di cinque punti. Seguirà una riflessione sulle cause dello spopolamento montano. Mi riservo infine di ragionare sulle azioni di contrasto da promuovere a difesa dalla montagna.

Spopolamento-Montano-Roccabruna

Mi piace ricordare al riguardo quanto previsto dall’art. 44 della nostra Costituzione «La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane» e quanto precisato dal Presidente della Repubblica nel saluto rivolto nel novembre 2019 ai soci dell’ANCI. Riferendosi ai piccoli comuni, alle aree interne e ai borghi montani, ha osservato:

Ai rischi di spopolamento e di impoverimento occorre reagire, nella consapevolezza che l’Italia risulterebbe drammaticamente indebolita se non fosse capace di mobilitare tutte le proprie risorse. Dove sono spente le luci vanno riaccese. La ricchezza ambientale, storica, culturale, paesaggistica si traduce in forza anche economica, e in coesione. È necessario dar seguito, con impegno, al percorso avviato con la legge sui piccoli comuni. Occorre utilizzare le infrastrutture materiali e immateriali per irrobustire le reti, per garantire diritti e servizi, per assicurare il diritto alla mobilità.

  1. La ripartizione del territorio in zone altimetriche

Verso la fine degli anni Cinquanta, lo sviluppo delle rilevazioni, sia totali sia specialmente campionarie, nelle crescenti esigenze di una rigorosa tecnicità e quindi di un sistematico controllo all’origine delle varie rilevazioni, ha imposto all’Istat lo studio di un parallelo programma di organizzazione periferica idoneo a soddisfare le varie esigenze tecniche e funzionali delle rilevazioni stesse.

Nelle sue linee essenziali il sistema circoscrizionale statistico si è articolato nell’ambito provinciale:

  1. a) in una ripartizione del territorio per zone altimetriche di montagna, collina, pianura ed in una suddivisione di tali zone in regioni agrarie, costituite da gruppi di comuni aventi determinate caratteristiche dal punto di vista degli ordinamenti agrari;
  2. b) in una formazione di apposite circoscrizioni denominate settori statistici, costituiti a loro volta da raggruppamenti di regioni agrarie nell’ambito generalmente di una sola zona altimetrica ma, in molti casi, di due o più zone altimetriche.

Poiché il mio interesse è per la ripartizione del territorio in zone altimetriche, devo precisare che per zona di montagna, ai fini statistici, s’intende il territorio caratterizzato dalla presenza di notevoli masse rilevate aventi altitudini, di norma, non inferiori a 600 metri nell’Italia settentrionale e 700 metri nell’Italia meridionale e insulare.

Gli anzidetti livelli altitudinali sono suscettibili di spostamento in relazione ai limiti inferiori delle zone fitogeografiche dell’Alpinetum, del Picetum e del Fagetum, nonché in relazione ai limiti superiori delle aree di colture in massa di vite nell’Italia settentrionale e dell’olivo nell’Italia centro-meridionale e insulare.

 

Immagine di copertina, foto di Martin Winkler da Pixabay 

Cortese_Alcune-riflessioni-sullo-spopolamento-