Man romana mai non víoli la tua tomba e la memoria. Il mito di Alarico sedici secoli dopo, tra Osama bin Laden e Pinocchio


Abstract:

Nel 2010, in occasione del sedicesimo centenario del Sacco di Roma, archeologi, storici e filologi si sono interrogati a fondo per cercare di comprendere la reale portata dei danni inferti dai visigoti di Alarico alla città di Roma nel corso delle devastazioni iniziate il 24 agosto del 410 d.C. e durate tre giorni. L’anniversario è stato anche l’occasione per ristudiare e rilanciare, almeno in Calabria, la figura del sovrano visigoto che, nei pressi di Cosenza come documentato dalle fonti antiche, morì improvvisamente venendo sepolto, con tutti i tesori razziati a Roma, nel letto del fiume Busento appositamente deviato per ospitare la sepoltura. Pur se parte della storiografia, soprattutto americana, ha visto in Alarico l’Osama bin Laden dell’antichità e nel Sacco del 410 l’11 settembre del mondo antico, l’amministrazione comunale della città di Cosenza – criticata da molti studiosi – ha deciso di intitolare un museo al sovrano visigoto facendo della sua figura un brand culturale che possa funzionare come polo attrattivo di turismo.

Il 24 agosto dell’anno 410 d.C., nelle prime ore del pomeriggio, annunciati dal fragore delle trombe e dallo strepitio delle urla degli invasori, le armate visigote guidate da Alarico penetrarono in Roma attraverso la Porta Salaria. Saccheggiate e incendiate le numerose ricche residenze private ubicate nella fascia verde del Quirinale a ridosso delle mura urbiche, le armate visigote – che, non si dimentichi, avevano ricevuto l’ordine di non danneggiare le costruzioni cristiane né di recare danno alcuno a chiunque si fosse riparato al loro interno –, attraversarono il Campus Sceleratus dirigendosi nell’area dei Fori, che danneggiarono gravemente in alcune delle sue strutture monumentali più prestigiose.

GhilardiAlaricoGiornaledistoriaCopia1-1