Memoria familiare e memoria individuale a Firenze nell’età moderna (diari e libri di famiglia)


Abstract: L'autore, attraverso la lettura delle memorie e dei libri di famiglia redatti da intellettuali, eruditi e scienziati attivi in Toscana tra il Cinquecento e Settecento, ripercorre il progressivo evolversi di una scrittura intimista che, discostandosi dalla tradizionale produzione letteraria tipica della memorialistica familiare, si concentra maggiormente sulla rappresentazione del sé, inaugurando uno stile autobiografico e personale capace di celebrare la propria sensibilità, avulso dai contesti di origine e di appartenenza.

Il punto di partenza della riflessione è il convegno “Car c’est moi que je peins”: Individu et liens sociaux dans les écrits du for privé en Europe, de la fin du Moyen Age à 1914, Colloque International (Conques, 25-27 septembre 2008).

L’epigrafe di questo convegno è una frase assai nota di Michel de Montaigne posta nella nota indirizzata Al lettore dei suoi Saggi (1580): «Voglio che mi si veda qui nel mio modo d’essere semplice, naturale e consueto, senza affettazione né artificio – dice il grande bordolese – perché è me stesso che dipingo». Si è voluto evidentemente sottolineare in tal modo il carattere di riflessione intima e memoria individuale degli Essais, i quali sono, appunto, anche questo insieme a cento altre cose: testo filosofico, trattato umanistico, riflessione dotta su tutti gli aspetti della vita, e anche (nonostante ci sia chi lo nega) autobiografia, dato che alla fine questo fornisce in essi il suo autore: un’autobiografia, sia pure anomala e fra le righe, ineguagliata.

Non precisamente comunissima, alla sua altezza cronologica. Una delle prime autobiografie in senso stretto dell’età moderna è considerata quella in latino del matematico e filosofo italiano Girolamo Cardano, terminata nel 1576, preceduta a sua volta di poco, anche se all’epoca non venne pubblicata, da quella in volgare dell’artista fiorentino Benvenuto Cellini (iniziata nel 1558 e interrotta nel 1567). Ma entrambe vennero pubblicate postume: l’una nel 1643, e l’altra soltanto nel 1728. Dell’autobiografia in senso stretto mancavano quindi, all’epoca di Montaigne, a parte gli esempi antichi, i modelli di riferimento, almeno nella versione a stampa e per una produzione di tipo laico.

Ma che succede se si va al di là della sfera intellettuale? Quando è che la riflessione intima entra a far parte della scrittura di tipo latamente autobiografico? Lungi da me l’intenzione di considerare il fenomeno a livello europeo, mi limiterò qui alla situazione italiana, e per meglio dire alla situazione toscana, considerata d’altronde fra le più precoci (forse la più precoce) nel produrre forme di memoria almeno di tipo familiare. Qui nascono, come è noto, a partire dalla fine del XIII secolo, i libri di famiglia, nei quali, secondo una sintetica definizione, la famiglia è soggetto, destinatario e oggetto della scrittura di memoria.
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