L’archivista: questo sconosciuto. 25 Gennaio 2014 nascita di Arch.I.M. Cronaca


Abstract:

Tutti i corsi di archivistica, la manualistica, i programmi delle scuole di APD dell’Archivio di Stato prendono avvio da due domande: cos’è l’archivistica? Cosa intendiamo per archivio? Il primo obiettivo che, in tal modo, si vuole conseguire risponde a due necessità: fornire e articolare una definizione di archivio e al tempo stesso decostruire tutto l’immaginario negativo che ruota intorno al concetto di documentazione d’archivio e archivista. Alla domanda che il docente prontamente pone all’uditorio sono molte e variegate le risposte che vengono proposte, si va dal classico “archivista sinonimo di topo di biblioteca” – il che rimanda ai frequenti fraintendimenti tra le due professionalità di bibliotecario ed archivista – ma anche a polvere, sporcizia, topi (stavolta intesi come animali), oblio, solitudine. Non basterebbe invero un intero corso universitario per poter spiegare quanto sia lontana, da questa immagine fosca e desolante, la realtà di un archivio e la vita che in esso vi scorre, la vita degli individui che hanno lasciato una loro traccia nei documenti e quella di tutti coloro che entrano in un archivio, non necessariamente per finalità di ricerca. Più raramente, tuttavia, i testi propongono una riflessione sulla figura dell’archivista, l’evoluzione della sua professione, l’importanza del suo ruolo all’interno dell’odierna società, il peso della sua formazione rispetto alla necessità che la tecnologia e i nuovi sistemi di gestione documentaria impongono. Troppo spesso si è considerato l’archivista solo come custode di tesori cartacei, tesaurizzatore di carte per passione, ma il binomio archivista-passione per la disciplina ha fatto perdere di vista la valenza della professione per l’individuo e per la propria realizzazione e soprattutto per la società. L’archivista è prima di tutto un professionista, non solo un individuo innamorato di una passione.

E’ proprio a partire da questa riflessione che alcuni archivisti e professionisti del settore, si sono riuniti dapprima in maniera informale nel settembre del 2013, mobilitandosi nei mesi successivi attraverso i social network fino alla fondazione dell’associazione Arch.I.M – Archivisti in Movimento, (http://archivistinmovimento.wordpress.com/) con la volontà di proporre soluzioni e concrete prospettive per la loro professione, toccando con mano la profonda crisi che interessa, ormai da anni, non solo il settore dell’archivistica ma in generale della cultura. Tra le molteplici istanze portate avanti da questo gruppo di professionisti vi è soprattutto quella del riconoscimento della professione, sia nella classica figura dell’archivista che siede nella sala d’accoglienza di archivi pubblici e privati, statali e centrali, sia del professionista impegnato giornalmente nello studio, sistematizzazione, conservazione, assegnazione di protocollo, ordinamento, della documentazione, come anche del libero professionista.

In quest’ottica dunque la neonata associazione Arch.I.M. non guarda solo alle proprie spalle, al proprio illustre passato – in riferimento alla scuola dell’archivistica italiana, che ha avuto quali padri fondatori e punti di riferimento Eugenio Casanova e Armando Lodolini – ma al proprio presente e futuro, del quale fanno parte tutti coloro che, dotati di diploma rilasciato dalle scuole di specializzazione, non lavorano, per scelta o per necessità, con documentazione di Antico Regime o prettamente storica, ma sono freelance della professione o impiegati all’interno di aziende, cancellerie, ospedali. Luoghi dove è assolutamente indispensabile questa figura: troppo spesso inchieste televisive e giornalistiche hanno denunciato il degrado e la mancata salvaguardia di documentazione sensibile, quali cartelle cliniche, fascicoli processuali, documentazione tributaria che di frequente affolla i sotterranei ed i sottoscala di istituti, ministeri e ospedali, quando non viene direttamente buttata o distrutta senza esser stata prima adeguatamente registrata, collocata in appositi magazzini e infine sottoposta a regolare scarto.

L’assenza di archivisti qualificati all’interno di aziende private ed istituti pubblici equivale ad un danno d’immagine, oltre che economico per l’istituzione stessa, soprattutto per il cittadino, contribuente e consumatore, che pur avendo diritto per legge (n. 241 del 1990) a richiedere e consultare la documentazione che riguardi un procedimento a proprio nome, non può adeguatamente fruire di tale facoltà in assenza di un adeguato servizio. Il danno che ne deriva è enorme, della stessa entità di quello che ad oggi è causato dal mancato turnover degli archivisti negli Archivi di Stato, con difficoltà da parte dell’istituzione nel fornire un adeguato supporto all’utenza o nel disporre di personale in numero adeguato per gestire complessi e ingenti fondi archivistici. Se in questo caso il rischio è quello di intralciare storici, storici dell’arte, studiosi nello svolgimento del loro lavoro – danneggiando in realtà anche gli utenti comuni, poiché l’ingresso in archivio è garantito liberamente e gratuitamente a tutti i cittadini comunitari in possesso di un documento di riconoscimento – nel caso di ospedali, ASL, tribunali e aziende il problema si riversa inevitabilmente sulla cittadinanza tutta, anche su coloro che non sarebbero mai entrati in un archivio, ritenendolo un luogo lontano dalla propria esistenza.

L’archivio, la documentazione e la reperibilità di dati fanno parte della quotidianità di tutti i cittadini, si pensi ai permessi che rilascia il comune per ristrutturazioni o edificazioni, alle già citate cartelle cliniche o ai tempi, oltremodo dilatati, della giustizia italiana, alle udienze rinviate per mancati tempi tecnici di rinvenimento delle pratiche, alla perdita della suddette, come troppo spesso avviene in eclatanti casi di cronaca, tanto da portare spesso il reato in prescrizione per la scadenza dei termini di legge. Quanti e quali problemi diversi può risolvere un archivista adeguatamente formato, in costante aggiornamento e soprattutto consapevole delle proprie responsabilità civili e del ruolo giocato dalla propria professione nei confronti del cittadino?

A partire da queste domande e riflessioni l’associazione Arch.I.M. si è mossa, trovando da subito consensi, proposte, appoggio, solidarietà tra i colleghi romani, archivisti storici e non, poi nei colleghi di altre regioni, infine prendendo contatti con altre realtà altamente specializzate che al pari degli archivisti stanno lottando per veder riconosciuta la propria professionalità, come farmacisti, avvocati, storici dell’arte, guide turistiche. L’associazione nata il 25 gennaio del 2015, dotatasi di un proprio statuto e regolamento ha da subito espresso la volontà di lavorare e mobilitarsi su più fronti: la formazione dell’archivista, l’insegnamento della disciplina archivistica nelle università, l’aggiornamento dei professionisti, la riforma del programma delle Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica degli Archivi di Stato, fermo alla riforma del 1911, il riconoscimento del libero professionista e del dipendente, il dramma del precariato, con particolare riferimento alla presenza in numero adeguato di archivisti in ASL, cancellerie, ospedali, uffici statali per un’amministrazione più efficiente. Tra le numerose istanze si segnala soprattutto la rivendicazione di «professionisti altamente qualificati in cerca di dignità» (http://www.ilmondodegliarchivi.org/index.php/primo-piano/item/206-archivisti-in-movimento). L’associazione quindi ha previsto dei gruppi di lavoro su questi temi in continua coordinazione e cooperazione tra di loro, oltre ad avere un sistema di comunicazione e diffusione delle proprie iniziative basato su una propria mailing list, sulla pagina Facebook, su Twitter, contatti reperibili anche sul sito.

Arch.I.M. si è inoltre distinta ultimamente non solo per aver partecipato a proteste e manifestazioni di varie associazioni di categoria, ma per aver inviato propri rappresentanti a convegni, conferenze, tavole rotonde che avessero come temi principali: lo svolgimento della professione, le riflessioni sulla disciplina, sulla normativa, sulla valorizzazione dei beni culturali.

Intenzione di Arch.I.M. è anche quella di pubblicizzare al meglio e rendere nota l’importanza della collaborazione e cooperazione tra professionalità diverse, tale progetto si concretizzerebbe da subito nell’apertura di una rubrica a cadenza quindicinale o mensile, intitolata “L’archivista e…”. In questo spazio, attraverso le testimonianze di archivisti freelance e di professionisti quali avvocati, medici, notai, imprenditori, si illustrerà di volta in volta quanto possa essere fruttuosa e indispensabile la collaborazione tra le due categorie: come può l’archivista semplificare il lavoro di uno studio notarile, di un ufficio nel quale vengano movimentate ogni giorno decine di pratiche e migliaia di dati, quanto e come possa velocizzare il lavoro di reperimento e conservazione dati non solo attraverso la fornitura di un adeguato server, ma di un’altissima professionalità. L’archivista è in possesso del know how della sua disciplina; se l’informatico può costruire un sistema di conservazione e gestione dati virtuale, è l’archivista che sa come meglio articolarlo e strutturarlo a seconda delle esigenze del suo cliente e della complessità della documentazione.

L’archivista può fare la differenza per la società, per la pubblica amministrazione, per i privati, per i cittadini, per l’archivistica e per il futuro. Arch.I.M. è qui per dimostrarlo.