Galzerano, Merlo e l’inutile polemica contro gli archivi

Galzerano, Merlo e l’inutile polemica contro gli archivi

Abstract:
Siamo costretti a leggere l’ennesima, inutile polemica sollevata da colleghi che, evidentemente, non hanno molto da fare tra zone rosse e arancioni e incipienti vacanze pasquali.
Ci riferiamo alla recente lettera scritta al quotidiano LaRepubblica che grida allo scandalo dell’inaccessibilità degli archivi in tempi di pandemia mondiale e alla quale Francesco Merlo ha risposto a sproposito e senza conoscere minimamente l’argomento su cui ha preteso di discettare.
Come ribadisce il sito web dell’Archivio Centrale dello Stato
“gli archivi di Stato, insieme alla biblioteche, sono gli unici istituti del Ministero della Cultura che continuano a rimanere aperti ed ad offrire i propri servizi al pubblico, anche in zona arancione e rossa” (qui).
L’elenco non comprende solamente gli archivi e le biblioteche statali ma va esteso anche a quelli vaticani: l’Archivio Apostolico Vaticano, l’Archivio Storico della Segreteria di Stato – Sezione per i Rapporti con gli Stati, la Biblioteca Apostolica, l’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’Archivum Romanum Societatis Iesu, l’Archivio Storico del Vicariato di Roma e tutti gli altri archivi della Santa Sede e quelli ecclesiastici sparsi sul territorio nazionale.
L’accesso alla memoria non è negato, tutt’altro: è garantito dal lavoro infaticabile dei tanti dipendenti che con dedizione, professionalità, sacrificio e – perché no? – coraggio (in questo periodo, il termine non sembra fuori luogo) stanno dando agli utenti la possibilità di portare avanti le loro ricerche.
Il prezzo da pagare è quello del contingentamento e della prenotazione del posto in Sala studio: a ben guardare un prezzo nemmeno troppo alto, che si può pagare con un minimo di organizzazione (che, d’altra parte, dall’inizio della pandemia, è comunque richiesta in ogni settore del vivere civile).
Lo ha ribadito anche il Sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato, dott. Stefano Vitali, nella sua lettera a LaRepubblica.
Invece di lamentarsi, alcuni nostri colleghi dovrebbero ringraziare e difendere tutti i lavoratori del settore (dirigenti, funzionari, archivisti, bibliotecari, movimentatori, uscieri, addetti alla sorveglianza, personale amministrativo e tanti altri ancora) che ogni giorno permettono di portare avanti la ricerca storica in Italia.
Noi del Giornale di Storia – che da sempre frequentiamo assiduamente i più svariati archivi e biblioteche di tutto il territorio nazionale e che conosciamo bene tutte le difficoltà che esistono in questi mesi nel servizio che viene offerto all’utenza – ci sentiamo in dovere di farlo.
Una volta ancora e sempre più convintamente.
Grazie di cuore a tutti quanti voi.
La redazione del Giornale di Storia

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