Marzio Barbagli, Comprare piacere. Sessualità e amore venale dal Medioevo a oggi (Il Mulino, 2020)

Marzio Barbagli, Comprare piacere. Sessualità e amore venale dal Medioevo a oggi (Il Mulino, 2020)


Marzio Barbagli, Comprare piacere. Sessualità e amore venale dal Medioevo a oggi (Il Mulino, 2020)
Abstract:

Imponente, accurato e piacevole. Basterebbero solo questi tre aggettivi per descrivere l’ultima fatica di Marzio Barbagli (Comprare piacere. Sessualità e amore venale dal Medioevo a oggi, Il Mulino, Bologna 2020). L’autore, professore emerito di sociologia presso l’Università di Bologna, non è nuovo a studi così meticolosi e gradevoli, soprattutto perché riesce a coniugare le categorie sociologiche con un sapiente utilizzo delle fonti storiche, cosa non semplice e per nulla comune. Il risultato è un testo corposo di oltre seicento pagine con un inserto di illustrazioni ben fatto, scrupoloso nella ricerca che lo precede e scorrevole e affabile nella lettura, pur non essendo divulgativo.

Il tentativo, ampiamente riuscito dall’autore, è quello di dare continuità alla storia sociale del meretricio dal Medioevo ai giorni nostri; di studiarne l’evoluzione, i comportamenti sociali, i pareri spesso ipocriti e discordanti delle classi dirigenti e le leggi, a volte proibizioniste e a volte regolamentatrici, con cui si è tentato di controllare un mestiere che, per sua natura, sfugge a ogni controllo.

Tutta la narrazione pare essere sorretta da un filo invisibile con cui, in secoli di storia, la società ha inteso la prostituzione: un male stigmatizzabile, ma necessario. E sebbene nel lungo “racconto” di Barbagli si scorgano cesure e tornanti, dovuti ai mutamenti culturali e religiosi delle epoche trattate, nella visione e nell’atteggiamento delle comunità europee di fronte al piacere venale permane una sostanziale accettazione, spesso mal celata, del fenomeno, che ci offre tuttavia la cartina tornasole per comprendere appieno l’evoluzione dei costumi sessuali delle società occidentali.

Con dovizia di particolari, nei primi capitoli, è descritta la prostituzione nel Medioevo. L’autore non si limita però a delineare i comportamenti sessuali dell’uomo medievale, ma si spinge oltre nel descrivere i luoghi del piacere, della compravendita e finanche a tratteggiare quelle figure apparentemente secondarie, ma in realtà cruciali, come i mezzani, gestori di postriboli pubblici o intermediari privati, che «favorivano, promuovevano in mille modi l’offerta di amore venale e il suo incontro con i clienti».

Diverse pagine sono dedicate all’interpretazione che i teologi davano del meretricio in cui risulta evidente una condanna unanime attutita però dalla duplice concezione secondo cui “troppo forti” erano i piaceri della carne per pensare di estinguere la prostituzione e da un atteggiamento severo e paternalista nei confronti della donna che vende il proprio corpo.

In questo approccio al tema della prostituzione, ha inciso, spiega Barbagli, il ruolo che nell’istituzione ecclesiale, nella cultura e nelle società intrisa di cattolicesimo ha avuto la figura di Maria di Magdala, la Maddalena.

La figura della Maddalena, ci ricorda Barbagli, era nata dall’unione e dalla sovrapposizione di tre diversi personaggi femminili presenti nel Nuovo Testamento e, per duemila anni, era è stata considerata una meretrice che, sentite le parole di Cristo, si era pentita del suo passato da peccatrice, diventando una sua ardente devota. Le notizie su questa donna e sulla sua presunta attività di meretrice sono scarne; fa la sua comparsa nel capitolo 8 del Vangelo di Luca che narra quando Gesù andava per città e villaggi annunciando la buona notizia del regno di Dio in compagnia di alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità e li servivano con i loro beni. Fra loro vi era Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, anonima “peccatrice nota in quella città”, che aveva «cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, ospite in casa di un notabile fariseo, li aveva bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi suoi capelli». Solo da queste poche parole, che peraltro in molti ritengono non si riferiscano a Maria di Magdala, si è costruito un immaginario della meretrice redenta che ha attraversato i secoli nella storia del cristianesimo.

Peccatrice, avida di piaceri terreni, ma anche donna che si avvicina a Gesù e alla sua parola e che per questo riceve una grande ricompensa, assumendo un peso decisivo nella storia del cristianesimo in quanto assiste alla resurrezione del Cristo e, per prima, ne dà testimonianza.

E’ questo un passaggio fondamentale  in quanto l’atto fondativo della religione cristiana – la resurrezione di Gesù – trova come epicentro la Maddalena; assume un particolare rilievo infatti, la circostanza che il Cristo risorto, nel momento in cui decide di mostrarsi al mondo dimostrando la sua natura divina, non si presenta ai suoi discepoli, non sceglie di apparire a Maria, la madre, non decide di manifestarsi ai grandi sacerdoti o ai potenti del tempo, ma predilige come testimone della sua resurrezione una delle persone più umili e socialmente disprezzate, una peccatrice, una prostituta, ma redenta e sorretta dalla fede.

Di ciò non poteva prescindere, nel corso dei secoli, la Chiesa cattolica che, anche quando nei momenti più bui della sua storia si è posta  a ridosso e a sostegno dei forti e dei potenti di ogni tipo, ha mantenuto attorno a sé organismi e soggetti “minori” (opere pie e di assistenza, istituzioni caritatevoli, missionari, monaci itineranti e preti di periferia) ai quali riservava il compito di far vivere il messaggio di Cristo: l’assistenza e la carità verso gli umili, gli emarginati e i peccatori da redimere.

La parabola di Maria Maddalena, così raffigurata anche se avvolta in un velo di retorica, diventa nel tempo il simbolo di come possa realizzarsi la risoluzione e la ricomposizione del conflitto tra la disdicevole pratica del meretricio e la conversione mediante il pentimento (e la fede), ma offre più in generale anche l’immagine del possibile riscatto civico e dell’elevazione morale attraverso l’aiuto al povero e al peccatore. Sulla base di questo impianto etico-religioso e grazie all’opera delle istituzioni caritatevoli e di assistenza, la prostituzione si è configurata come un’antica e spregevole professione, disonorevole  ma con una forte potenzialità di riscatto, attraverso il pentimento, in grado di condurre nel tempo alla riacquisizione di una piena, assoluta e integra cittadinanza: una prospettiva che ha avuto, fin dagli albori delle comunità cristiane, anche un’influenza sulla concezione del ruolo della donna nella società e nella comunità ecclesiale.

Gli ultimi capitoli del libro si soffermano sull’età contemporanea con note sulla diffusione della sifilide e di tutte le patologie legate alla pratica meretricia una, tra le tante cause, che portarono la società contemporanea a intraprendere iniziative atte a punire e a debellare la diffusione del fenomeno in un dibattito spesso serrato che ha coinvolto la classe dirigente, la politica, l’organizzazione sanitaria e i giuristi.

Prendendo in prestito le parole di Richard Evans in un recente saggio si può sostenere che l’Ottocento è stato, tra le tante cose, anche «il secolo “del controllo degli impulsi sessuali”; un misto di perbenismo, conservatorismo e bigottismo influenzava tutta la borghesia europea che guardava con timore e censurava la diffusione della letteratura erotica e disprezzava la prostituzione sia regolare che clandestina».

Le ultime pagine sono dedicate ai nostri tempi in cui si evidenziano i mutamenti sociali delle nuove forme di prostituzione e della sua clientela, il declino della sua diffusione e anche il fenomeno del meretricio maschile che, ci ricorda Barbagli, non è per nulla un fenomeno contemporaneo, ma trova la sua radice nei secoli passati e che è ancora oggetto di pochi studi e approfondimenti forse perché la cultura macista e maschilista se mal digeriva la prostituzione femminile probabilmente disprezzava quella maschile.

In conclusione il lavoro di Marzio Barbagli ci offe un affresco storico e di ricostruzione sociale rigoroso, ma soprattutto indispensabile ed esauriente per la comprensione di questo fenomeno destinato ad aprire spunti di riflessione per future ricerche, ma è anche un volume che ci parla dell’evoluzione dei costumi sessuali della società occidentale tramite l’analisi del comportamento sociale regolato dalle leggi restrittive o permissive e, più in generale, del dibattito morale, religioso e anche politico attraverso cui si è formata la società contemporanea.

 

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