La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità». Arnaldo Momigliano, Carlo Ginzburg e il compito dello storico


Abstract:

Il compito della storia è la ricerca della verità sulla base di fatti accertati. In questa prospettiva Arnaldo Momigliano valorizza il ruolo delle prove nel discorso storico. Attacca gli eccessi del Linguistic turn che relega la storia ad ancella della vuota e autoreferenziale retorica. Il grande storico italiano è convinto che il racconto retorico finzionale sia l’opposto della ricerca e ne rigetta il valore fuorviante. Carlo Ginzburg, suo discepolo, tenta, invece, una sintesi fra storia e retorica, dimostrando come nella terra di confine fra le due si costituisce propriamente la disciplina storica. Il narrare aiuta la storia. Occorre un’osmosi fruttuosa e continua fra le prove e il racconto. Infatti, la storia, da Aristotele a Quintiliano a Valla fino a Voltaire, si definisce come racconto di fatti veri.

The task of history is the search for truth based on verified facts. In this perspective Arnaldo Momigliano enhances the proof into historical discourse. Momigliano railed against the excesses of the Linguistic turn that relegates the history to handmaiden of empty rhetoric and self-referential. The great italian historian is convinced that the rhetorical fictional story is the opposite of research and it rejects the value misleading. Carlo Ginzburg, his disciple, attempts, however, a synthesis between history and rhetoric, showing how the land boundary between the two is the historical discipline. The telling helps the history. It must be continuous and fruitful osmosis between the proof and the story. Indeed, the history, from Aristotle to Quintilian to Valla to Voltaire, is defined as a story of the true facts.

«La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità» non è solo la formula giudiziaria, con cui si richiede al testimone in un processo di dichiarare il vero sotto giuramento, ma è anche il motto e la missione cui si volgono con orgoglio tutti coloro che si professano devoti di Clio: è la loro ragion d’essere.

Perfino i falsi seguaci della musa devono proclamarsi fedeli a questo credo, sottomettersi, per lo meno a parole, alla disciplina della verità, benché siano di fatto dei nicodemiti spudorati e in fondo, al di là delle apparenze, solo dei vili traditori del principio costitutivo della corporazione degli storici.
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