I giornali dell’emigrazione 1914-1919 nelle raccolte della Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma, a cura di Rosanna De Longis e Eugenio Semboloni (Biblink, 2019)

I giornali dell’emigrazione 1914-1919 nelle raccolte della Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma, a cura di Rosanna De Longis e Eugenio Semboloni (Biblink, 2019)
Recensione-Italia-Mercato


I giornali dell’emigrazione 1914-1919 nelle raccolte della Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma, a cura di Rosanna De Longis e Eugenio Semboloni (Biblink, 2019)
Abstract:

La fioritura di studi sull’emigrazione degli ultimi tre decenni ha determinato una rinnovata attenzione al problema della frammentarietà delle fonti prodotte nei paesi di destinazione. Tra queste fonti, i periodici scritti in lingue differenti da quella del paese in cui sono pubblicati costituiscono una testimonianza di particolare utilità dato il numero, la qualità e la durata di alcune testate che sicuramente meritano di essere ulteriormente indagate. Nella maggior parte dei casi, gli studi e le ricerche si sono infatti orientati sui fogli prodotti dall’esulato politico e, nel campo delle pubblicazioni in italiano, su alcuni dei maggiori giornali rivolti agli emigrati nelle Americhe.

Lo studio di questi periodici è lo scopo della rete internazionale Transfopress, creata in Francia nel 2012, per iniziativa del CHCSC (Centre d’Histoire Culturelle des Sociétés Contemporaines) dell’Università di Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines e in seguito ampliata fino a comprendere numerose istituzioni accademiche e culturali, tra le quali, in Italia, il Dipartimento di studi umanistici dell’Università Roma Tre e la Biblioteca di storia moderna e contemporanea.

Fenomeno molto vario e articolato, la stampa allofona ha rappresentato e rappresenta, in molti paesi, una parte sostanziale della stampa periodica contribuendo allo sviluppo di esperienze storico-culturali considerevoli. In particolare, essa ha agito come veicolo alternativo alla diffusione di idee e di pratiche tanto nei paesi di pubblicazione quanto a livello transnazionale: la rete Transfopress si è costituita proprio con l’intento di ampliare e approfondire lo studio della stampa allofona per fare luce sia sul ruolo che essa ha avuto nella circolazione generale degli uomini sia sugli scambi culturali a cui ha dato origine nonché sulle ibridazioni culturali a cui ha dato voce. Questa stampa ha una notevole consistenza come rivela il fatto che nel XIX secolo solo in Francia si contavano più di 500 titoli di periodici editi in lingue straniere e si può ritenere che il periodo di maggior fortuna del giornalismo allofono siano stati gli anni tra la fine dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale, periodo in cui si è verificato l’intensificarsi dei flussi migratori tra Europa e Americhe.

Nel 2019, dal 15 al 17 maggio, a Roma presso l’Università Roma Tre e la Biblioteca di storia moderna e contemporanea si è tenuto il sesto incontro internazionale della rete Transfopress, dal titolo Protestare in lingua straniera. La stampa allofona e il dissenso. L’incontro aveva l’obiettivo di sviluppare una riflessione sul ruolo svolto da questa stampa nei fenomeni di contestazione nonché nelle esperienze di esilio politico.

Nello stesso anno è stato pubblicato il volume I giornali dell’emigrazione 1914-1919 nelle raccolte della Biblioteca di storia moderna e contemporanea a cura di Rosanna De Longis e Eugenio Semboloni – edito nella collana «Novecento periodico» – che cataloga i periodici allofoni risalenti al tempo della Prima guerra mondiale. Queste raccolte – tra le più ricche conservate nelle biblioteche italiane – contengono testimonianze di notevole rilievo, tra cui giornali delle comunità dell’emigrazione come l’«Opinione» di Philadelphia, il «Progresso italo-americano» di New York, «Il cittadino» di New York, «La difesa» di Chicago, voci del dissenso come «L’era nuova» di Paterson, «Guerra sociale» di San Paolo, «L’avvenire del lavoratore» di Lugano e voci operaie come «Lotta di classe» e «L’operaia» di New York.

Nel volume sono catalogate 190 testate in italiano e circa 260 in lingue straniere provenienti principalmente dai materiali raccolti da due organismi attivi durante gli anni della guerra nel reperimento della documentazione sulla mobilitazione e gli eventi bellici: il Comitato Nazionale per la Storia del Risorgimento e l’Ufficio Storiografico della Mobilitazione. Il complesso dei periodici italiani pubblicati fuori dall’Europa e recuperati da questi due organismi rivela, secondo i curatori, la particolare importanza tributata ai cosiddetti “giornali di propaganda”, come – già nelle prime catalogazioni di questo materiale – venivano denominati i periodici di informazione alloglotti rivolti alle comunità di emigrati provenienti dai paesi belligeranti. Numerosi sono anche i periodici politici, per lo più di ispirazione socialista e anarchica, che godevano all’epoca di grande fortuna. Le testate alloglotte straniere, provenienti per lo più dall’Ufficio di censura militare per la posta estera, hanno consistenza più frammentaria.

I curatori affermano di aver scelto di interpretare estensivamente la definizione di stampa allofona volendo rappresentare il fondo nel suo insieme; sono state incluse quindi anche alcune significative testate pubblicate dai soldati italiani detenuti nei campi di prigionia ed i periodici italiani dati alle stampe in Svizzera, sebbene l’italiano sia tra le lingue ufficiali della Confederazione.

Questi giornali sono dunque fonti rilevanti tanto per la storia della stampa quanto per quella dell’emigrazione: è questo il motivo che ha indotto la Biblioteca di storia moderna e contemporanea a dedicare un volume alla descrizione, non solo catalografica, della propria collezione, per quanto il fondo – a una rapida lettura del catalogo – possa sembrare in parte incompleto a causa delle modalità attraverso cui si è formato, fin dal periodo della guerra.

Ai giornali alloglotti in lingue diverse dall’italiano è dedicato uno dei saggi introduttivi del volume, quello di Matteo Sanfilippo, La stampa dell’emigrazione europea nelle Americhe e la Grande guerra. Secondo Sanfilippo la collezione di periodici dell’emigrazione in possesso della Biblioteca è significativa poiché copre una buona parte di quella produzione giornalistica – con l’esclusione dei giornali iberici e anglo-celtici nelle Americhe – permettendo di visualizzare la diffusione geografica della stampa di emigrazione europea nel Nuovo Mondo. Inoltre, dal momento che non comprende le sole testate degli italiani ma documenta un’offerta giornalistica molto più ampia, permette di vagliare in chiave comparativa l’impatto della guerra sulle comunità emigrate. Benché gli studi su migrazioni e Grande guerra siano stati scarsi, ad eccezione dei lavori di Emilio Franzina, consultando i periodici del fondo ci si può rendere conto della passione con la quale la diaspora europea ha seguito l’andamento bellico e ha spronato, a seconda dei casi, a intervenire o meno i Paesi ospiti. Per esempio, molte delle pubblicazioni in lingua tedesca si preoccupano di sostenere le ragioni del Reich ma contemporaneamente tentano anche di evitare che gli Stati americani, specialmente quelli del subcontinente meridionale, prendano parte al conflitto a fianco dei nemici della madrepatria. Grazie alla raccolta oggetto del catalogo, nota ancora Sanfilippo, è allora possibile compiere un primo sondaggio su vasta scala della questione, che resta comunque qualitativo vista la casualità con il quale il fondo è nato e vista anche la ridotta bibliografia a disposizione. Sanfilippo utilizza poi il materiale disponibile per perimetrare la diffusione della stampa di emigrazione nelle Americhe al tempo della Grande guerra per poi concentrarsi sulle reazioni al conflitto in particolare su quelle dei giornali franco-belgi nelle due Americhe.

Il secondo saggio «Nuova epoca, nuovi doveri». La stampa italoamericana e la Prima guerra mondiale di Bénédicte Deschamps – storica francese, tra le responsabili della rete Transfopress – parte dalla valutazione del ruolo di svolta della Prima guerra mondiale nella storia della stampa etnica negli Stati Uniti. In precedenza, infatti, i giornali pubblicati dagli emigrati e dai loro discendenti erano percepiti come una semplice emanazione della stampa straniera, «una curiosità destinata a scomparire nel crogiuolo della nazione» (p. 55). Anche le stesse testate tendevano a vedere sé stesse come una produzione distinta e marginale (i periodici italoamericani si definivano infatti nei loro sottotitoli come “italiani” o “coloniali” ed erano redatti principalmente in italiano). La guerra invece svelò alla popolazione americana l’importanza della stampa etnica e pose per la prima volta il problema della sua lealtà verso gli Stati Uniti. Ai giornali dell’immigrazione venne dunque intimato di schierarsi e di non definirsi più solo in base alle origini nazionali: se si dichiaravano stranieri sarebbero stati esclusi; se, invece, si appellavano alla loro americanità, dovevano giurare fedeltà alla loro patria di adozione e sostenerla nelle sue azioni.

Deschamps traccia poi un quadro esauriente dei periodici italoamericani sottolineando i passaggi cruciali della vicenda bellica: l’iniziale neutralità italiana, la successiva entrata in guerra e, infine, l’entrata in guerra degli Stati Uniti con il conseguente controllo della stampa etnica da parte del Commitee on Public Information (CPI). Uno degli effetti della guerra fu di accentuare le differenze che caratterizzavano le varie testate italiane, permettendo a certe pubblicazioni di affermare il proprio dominio sui loro concorrenti. Per esempio, «Il progresso italo-americano», importante ed emblematico quotidiano newyorkese fondato da Carlo Borsotti nel 1879, seppe mettere a frutto l’agenzia di stampa che aveva creato qualche anno prima e vide la sua tiratura aumentare quasi del 50 per cento tra il 1915 e il 1916. Concludendo Deschamps sottolinea come la stampa etnica divenne oggetto di un dibattito accanito tra chi, difendendo un’America bianca in cui prevalevano i valori anglosassoni, coglieva il pretesto della guerra per esigere la soppressione delle pubblicazioni in lingua straniera la cui esistenza ritenevano minacciasse l’integrità della nazione e coloro che credevano che questa fosse fondamentale nella battaglia che l’America combatteva contro la propaganda nemica per le virtù salvifiche del melting pot.

L’ultimo saggio, I giornali allofoni 1914-1918: una mappa dell’emigrazione negli anni della Prima guerra mondiale, dei curatori Rosanna De Longis e Eugenio Semboloni, descrive la genesi della raccolta e l’evolversi dell’attività di identificazione e di studio dei periodici del fondo articolatasi in successivi interventi: dal primo catalogo del 1933, redatto da Mario Menghini, passando per il volume di Walter Maturi del 1940 che conteneva i giornali pubblicati in lingua italiana in Italia e all’estero durante la Prima guerra mondiale, fino al recente accurato lavoro di revisione dell’intera raccolta e della relativa catalogazione in SBN da parte di Paola Gioia.

Ai saggi introduttivi seguono infine i cataloghi, a cura di Eugenio Semboloni: quello dei giornali in lingua italiana e quello dei giornali in altre lingue dall’arabo all’yiddish.

Benché si tratta di raccolte non sistematiche va riconosciuto come questo volume rappresenti una fotografia dei flussi migratori negli anni della Prima guerra mondiale, soprattutto per quanto riguarda l’emigrazione italiana.

Il catalogo, inoltre, si presenta molto ben organizzato e con utili indici delle lingue e dei luoghi di pubblicazione dei periodici, ponendosi l’obiettivo di contribuire all’ampliamento delle prospettive di ricerca sulla stampa allofona: non solo su quella stampa d’informazione prodotta dalle comunità di emigrati, ma anche sui periodici rivolti alle comunità di turisti e viaggiatori, sui bollettini a carattere commerciale, sui fogli di espatriati per motivi politici e religiosi. Il fulcro comune di tali esperienze è costituito dal loro valore come testimonianza dei processi di acculturazione delle comunità immigrate e dalla loro natura di strumento di adattamento o di resistenza ai valori del paese di accoglienza. Il volume si rivela dunque uno strumento utile al progredire della conoscenza sulla circolazione di persone e idee, illustrando i complessi trasferimenti avvenuti in quegli anni, per migliorare la comprensione delle identità culturalmente miste e favorire così la concezione di una storia globale della stampa in lingua straniera e la sua diffusione nel mondo.