Invecchiamento e lavoro: un connubio possibile?

Invecchiamento e lavoro: un connubio possibile?

Abstract: La sfida dell’invecchiamento che Italia ed Europa si troveranno ad affrontare nei prossimi decenni è unica nella storia umana. Gran parte di coloro che sono nati oggi potranno vivere oltre i 100 anni.  Partendo da un’analisi degli andamenti attuali e previsti della popolazione e della sua struttura per età, il capitolo affronta i temi dell’invecchiamento attivo e produttivo e riflette sulle politiche sociali ed economiche nonché sulle strategie aziendali necessarie ad incrementare la partecipazione attiva degli anziani alla vita sociale e produttiva, mettendo in evidenza le opportunità derivanti dagli stessi mutamenti demografici per il mercato del lavoro, l’economia e l’intera collettività.

Il panorama demografico odierno è un’assoluta novità nella storia dell’uomo e si può riassumere con una sola parola: controllo. Controllo dei meccanismi di variazione quantitativa delle popolazioni, controllo sulle nascite, che ha portato – oggi nei paesi a sviluppo avanzato (PSA) e a breve nei paesi in via di sviluppo (PVS) – a famiglie nucleari di dimensioni estremamente ridotte, mettendo a rischio la sostituzione delle generazioni; controllo sulla morte, che – naturalmente soprattutto nei PSA – ha portato al raggiungimento di traguardi impensabili di longevità. Risultato di tutto questo è un inesorabile processo di invecchiamento al quale, magari in tempi diversi e con velocità diverse, tutte le popolazioni arrivano.

Certo, è ormai un quadro consolidato da diversi anni col quale abbiamo estrema familiarità, ma resta peculiare se ampliamo il nostro orizzonte di osservazione temporale e spaziale.

Al mondo ogni anno si aggiungono circa 78 milioni di individui, in Asia la crescita più accentuata, seguita immediatamente dall’Africa. L’Europa perde ogni anno circa 100.000 individui e questa cifra va aumentando. Il “peso” dell’Occidente (Europa più America del Nord) sulla popolazione mondiale si è ridotto dall’Ottocento ad oggi dal 30% al 18%.

Invecchiamento

In questo quadro si colloca l’Italia con una popolazione in leggero ma continuo declino, ancora abbastanza sostenuta dai flussi migratori, che già da qualche anno presenta una struttura “pesante”, in cui quasi 14 milioni di ultrasessantacinquenni convivono, al 1 gennaio 2020, con meno di 8 milioni di bambini e ragazzi di età inferiore ai 15 anni, generando un rapporto di invecchiamento di quasi due anziani per ciascun bambino. L’aspettativa di vita alle soglie dell’età anziana negli ultimi 40 anni ha guadagnato quasi sei anni e si prevede che ne guadagnerà altrettanti nei prossimi quaranta. L’età media della popolazione italiana raggiungerà e supererà i 50 anni entro il 2060.

 

All’inizio del secolo scorso le famiglie in Italia avevano una media di 4-5 figli che sono scesi a 3 negli anni ‘30 e ‘40, a 2 negli anni ‘60, fino al valore odierno che si aggira intorno a 1.3, con tutto il contributo delle donne immigrate, quindi decisamente al di sotto del livello di sostituzione.

Il processo di forte invecchiamento della popolazione può far sentire i suoi effetti più importanti su particolari gruppi di popolazione, in particolar modo sulla popolazione in età lavorativa.

 

Immagine di copertina, foto di Steve Buissinne da Pixabay

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