Lo spopolamento in Italia di ieri e di oggi

Lo spopolamento in Italia di ieri e di oggi

Abstract: In Italia molti territori, in diverse fasi storiche, hanno sperimentato un processo di diminuzione della popolazione che, nelle piccole aree, è denotato come spopolamento. In queste aree al saldo negativo tra nascite e morti si è affiancato un saldo migratorio negativo. Le fasi di spopolamento appaiono diverse sia nelle sue determinanti, sia nei territori. Sono state considerate le aree di spopolamento individuate negli anni Settanta e ne è stata esaminata l’evoluzione recente. L’obiettivo è fornire un quadro delle dinamiche demografiche degli ultimi anni, in particolare nei comuni appartenenti alle aree suddette ed evidenziare le caratteristiche di un fenomeno troppo spesso associato solo al passato.

Il lento cammino di crescita della popolazione, in Italia, muta profondamente quando dalla seconda metà dell’Ottocento, in ritardo rispetto a numerosi paesi dell’Europa, la popolazione comincia a sperimentare i processi di forte diminuzione della mortalità e, successivamente, della natalità, riconducibili alla transizione demografica.

Lo schema teorico della transizione demografica nasce nel tentativo di spiegare i secolari cambiamenti demografici che, nell’Europa dell’Ottocento, vanno di pari passo alle modificazioni socio-economiche che avvengono nella stessa epoca, quali la rivoluzione agricola, l’industrializzazione, la forte urbanizzazione e il conseguente abbandono della società rurale. L’importante diminuzione della mortalità viene seguita solo successivamente da un decremento della natalità e, nello sfasamento temporale che intercorre tra l’avvio del calo delle due componenti, si verifica un incremento demografico consistente che, nell’arco temporale di poco più di un secolo, restituisce in Europa una popolazione più che triplicata, seppur in maniera differenziata a seconda non solo dei diversi paesi, ma anche delle sub-aree geografiche e delle loro caratteristiche geo-morfologiche.

Foto di Stefano Reynaud

Le epocali trasformazioni sociali, demografiche ed economiche che si verificano in questo periodo storico mutano profondamente le caratteristiche della popolazione europea ed italiana, rendendola sicuramente più mobile, disponibile e/o costretta al cambiamento. La crescita della popolazione, il conseguente suo esubero sulla disponibilità di prodotti agricoli e la rivoluzione agricola, che rende disoccupati molti individui, danno il via ad un forte processo di emigrazione dalle aree rurali e periferiche, all’abbandono delle campagne e a quella che poi diventerà una emigrazione di massa. Quest’ultimo fenomeno, verificatosi in tutta Europa, è stato particolarmente intenso in Italia. Gli individui in età adulta, appartenenti a generazioni sempre più consistenti grazie soprattutto alla diminuzione della mortalità infantile, non riuscendo con la terra a garantire la loro sussistenza e quella delle loro famiglie, si trovano costretti ad abbandonare le aree rurali e a subire l’attrazione di “nuove” realtà, come le grandi città o i nuovi mondi, che, modificate dai nuovi processi industriali e dai grandi cambiamenti sociali di modernizzazione, garantiscono nuove possibilità di lavoro.

 

Immagine di copertina, foto da Pixabay.

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