Ripensare le categorie di musulmano ed ebreo. Uno sguardo psicosociale sulla storia degli ebrei del Marocco

Ripensare le categorie di musulmano ed ebreo. Uno sguardo psicosociale sulla storia degli ebrei del Marocco

Abstract: Gli studiosi che si sono occupati della comunità ebraica marocchina hanno solitamente adottato due approcci molto diversi. Da una parte, alcuni hanno studiato gli ebrei del Marocco da un punto di vista antropologico-culturale. Dall’altra parte, altri hanno studiato la comunità dalla prospettiva della storia delle relazioni interetniche tra musulmani ed ebrei. Tuttavia, entrambi gli approcci mostrano dei limiti: il primo privilegia la dimensione sincronica a discapito dell’evoluzione delle pratiche sociali e culturali; il secondo privilegia invece la dimensione diacronica, ma tende ad essenzializzare le categorie di ebreo e musulmano. In questo articolo viene adottato un approccio interdisciplinare che prende in considerazione sia le teorie psico-sociali e gli studi antropologici sulle pratiche culturali condivise dalle due comunità, con l’intento di storicizzarne i processi.

The scholars who dealt with the Moroccan Jewish community have generally adopted two different approaches. On the one hand, some have studied the Moroccan Jewry from a cultural anthropological point of view, while, on the other hand, others have studied the history of interethnic relations between Muslims and Jews. However, both approaches have inherent flaws and strengths: the former favours a synchronic perspective to the detriment of an analysis of the evolution of social and cultural practices; the latter favours a diachronic perspective, but it tends to essentialize the categories of Jew and Muslim. An interdisciplinary approach is adopted in this article with the aim to take into account both theories from social psychology and anthropological studies about the cultural practices shared by the two communities. The intent is to historicize their processes.

Gli studiosi che si occupano di Medio Oriente hanno già ampiamente trattato il tema degli ebrei nei Paesi arabi e della loro partenza per Israele in passato, basandosi in larga parte sull’assunto teleologico dell’impossibilità di una coesistenza giudeo-islamica a causa di circostanze interne (l’intolleranza e la violenza dei musulmani nei confronti degli ebrei) o esterne (la natura stessa delle comunità ebraiche, che non le renderebbe integrabili alle società circostanti in alcun modo e in alcuna misura).

A ben vedere, gli approcci prevalenti sono stati soprattutto due: da una parte, alcuni hanno preferito seguire un approccio antropologico-culturale o -sociale; dall’altra il loro interesse si è concentrato sulle relazioni interetniche e la loro storia. Entrambi questi approcci mostrano però dei limiti: gli studi antropologici partono da un punto di vista sostanzialmente sincronico, a detrimento di un’analisi che tenga conto dell’evoluzione delle pratiche sociali e culturali; al contrario, gli studi sulla storia delle relazioni interetniche privilegiano un approccio diacronico, ma spesso finiscono per essenzializzare le etnie a confronto. In altre parole, si è troppo spesso dato per scontato che l’identità dei membri di queste comunità fosse sostanzialmente ebraica, senza prendere in considerazione la possibilità che essa si potesse quantomeno stratificare su più livelli: ebrei, marocchini, arabi, berberi, nordafricani, ecc.

Allo scopo di mantenere contemporaneamente entrambe le prospettive si è fatto ricorso alla psicologia sociale, disciplina che «studia il modo in cui le persone cambiano la società e vengono a loro volta trasformate dai processi sociali [e] si interessa al modo in cui le persone producono conoscenza e cultura», qui intesa come «l’insieme delle modalità storicamente determinate con le quali una specifica società organizza la propria esistenza ed il proprio rapporto con l’ambiente materiale». La psicologia sociale, d’altronde, ha spesso trovato applicazione negli studi sui conflitti interetnici ed è stata utilizzata come cornice teorica anche per alcuni recenti studi interdisciplinari sugli ebrei libici.

Si è quindi impostata un’analisi sulla base della teoria dell’identità sociale così come delineata da Henri Tajfel. Secondo Tajfel, l’identità sociale – ovvero quella parte dell’identità che ognuno ricava dalla consapevolezza delle proprie appartenenze – viene definita sulla base di tre processi: la categorizzazione sociale, l’identificazione sociale e il confronto sociale. Si forma cioè in relazione al gruppo (categorizzazione) cui sentiamo di appartenere in date circostanze (identificazione) e in base a come esso si rapporta con gli altri gruppi con cui si trova a interagire in quelle circostanze (confronto). La teoria è stata messa in discussione da sviluppi più recenti in seno alla disciplina, in particolare a causa della sua eccessiva rigidità. Tuttavia, essa continua a fornire un’ottima cornice in cui analizzare l’identità sociale di un gruppo e la sua costruzione. Ovviamente i processi cognitivi restano strettamente interconnessi e non misurabili: la loro distinzione in questa sede diventa puramente operativa.

Pertanto, l’articolo è suddiviso in tre capitoli, uno per ogni processo cognitivo, da considerarsi autonomi per quanto correlati. Nel primo i concetti di nazione ed etnia vengono definiti in quanto categorie sociali. Conseguentemente, la categoria sociale di ebreo marocchino viene decostruita attraverso un’analisi delle differenze interne, nonché di alcune pratiche culturali condivise con i musulmani. Nel secondo viene esaminato l’impatto avuto dalle ideologie sociali quali nazionalismo marocchino e sionismo. Non si intende qui eleggere il nazionalismo a spiegazione univoca dei cambiamenti sociali, bensì gli si riconosce un peso rilevante in quanto le «ideologie sociali sono poi ciò che nel concreto attiva le dinamiche psico-sociali di differenziazione» in qualità di veicoli ed amplificatori di simboli dalla forte valenza affettiva. Infine, nel terzo vengono analizzate le forze politiche e sociali che hanno cercato di aggiudicarsi la lealtà degli ebrei del Marocco e il modo in cui sono entrate in competizione.

Lo scopo è dimostrare, in primo luogo, come i confini stessi tra le categorie sociali di musulmano ed ebreo storicamente non fossero netti come si è portati a credere e, in secondo luogo, come questi siano stati percepiti in maniera sempre più netta conseguentemente a dinamiche storico-politiche che hanno attivato su scala sociale i processi cognitivi di categorizzazione, identificazione e confronto sociale.

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