Una Musa albanese alla Sapienza. Giornata di studi in onore di Musine Kokalari – Indirizzo di saluto
È una felice circostanza che questa giornata di studi in onore di Musine Kokalari si svolga a pochi giorni di distanza dalla celebrazione per gli ottant’anni della nuova sede universitaria della Sapienza, inaugurata nel 1935. A soli tre anni dall’inaugurazione Musine saliva con trepidazione la scalinata, ancora nuova, liscia e luminosa, dell’edificio di Lettere e Filosofia, per seguire le sue prime lezioni. Uno dei frutti di quella permanenza è il diario La mia vita universitaria, che Musine scrisse in italiano e la cui edizione, qui presentata, è stata curata da Mauro Geraci e Simonetta Ceglie, arricchita inoltre da un saggio di Visar Zhiti.
Le battute iniziali di Mauro Geraci nella introduzione al volume mi hanno toccato profondamente, perché hanno evocato qualcosa che sempre ho sentito nel profondo, prima ancora di pensarlo e verbalizzarlo. I luoghi che frequentiamo ogni giorno, questa Sapienza, dove lavoriamo, ridiamo, ci arrabbiamo, parliamo e sparliamo, dove conduciamo in maniera spesso disattenta la vita, hanno visto altri in anni lontani vivere, ridere, attendere un futuro che si pensava ricco di promesse e che può invece essersi chiuso fino a far soffocare, hanno accolto nostri sconosciuti fratelli e sorelle di cui non sapremo mai nulla, ma che hanno avuto i nostri stessi sentimenti e hanno calpestato i pavimenti e i lastricati che ora, anche se per poco, sono nostri (perché per tutti il tempo è poco e quello che crediamo nostro è provvisorio e in prestito).
Ma, per fortuna e soprattutto per la buona volontà o per l’ispirazione di alcuni, la memoria a volte viene restituita, come recita il titolo La memoria restituita. Fonti per la storia delle donne della bella Collana diretta da Marina Caffiero e da Manola Ida Venzo, nel quale il volume è stato accolto.
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